sabato 25 novembre 2017

Il ladro colpito alle spalle, il sogno italiano di una pistola sul comodino


“Se lo Stato non c’è, prendo la pistola”. Solo una provocazione buttata lì per giunta per bocca di un giudice trevigiano? E la “sparata” di un noto sindaco del nord che confessa di lasciare la pistola carica sul comodino? Tempi di toni accesi perché la necessità di farsi giustizia da sé è un sentimento diffuso. Come posso difendermi da un ladro? Una domanda che nasce spontanea considerata l’alta incidenza di misfatti e intrusioni nelle case degli italiani. A questo punto è bene precisare che la nostra legge consente la legittima difesa. Chiunque in pericolo può reagire senza esagerare. Ed è qui che è difficile comprendere come la difesa possa essere proporzionata all'offesa.

Dunque è lecito sparare a un ladro che entra nella propria abitazione? In caso di violazione di domicilio, la legge prevede che si possa usare un’arma se legittimamente detenuta per difendere la propria o l’altrui incolumità o i propri beni o altrui solo se vi è stato un pericolo effettivo di aggressione. E’ davvero sottile la linea che divide un reale pericolo da un pericolo solo percepito che fa rischiare una condanna penale, mentre il ladro riesce quasi sempre a farla franca. Ci vuole davvero poco a passare dalla parte del torto ed essere accusati di eccesso di legittima difesa. Se si verifica un’intrusione nella propria abitazione, senza aggressione non c’è minaccia e dunque non c’è possibilità di appigliarsi alla legittima difesa. E’ proprio qui l’inghippo. Aspettare di essere aggrediti per difendersi legittimamente è molto rischioso, bisognerebbe aspettare il passo falso dell’altro. Non si può sparare alle spalle, o colpire un ladro che si è dato alla fuga. Per non parlare del fatto che l’onere della prova spetta a chi decide di servirsi dell’istituto della legittima difesa. Sarà dunque il proprietario di casa a dimostrare che il ladro è entrato illegittimamente, che ha minacciato l’incolumità degli abitanti e che sparare è stato solo un atto di legittima difesa. Se non si è in grado di dimostrare questo, usare un’arma contro un potenziale ladro fa rischiare di doverne rispondere penalmente. In quest’ottica, non è tanto il desiderio di possedere un fucile o una pistola a cui si dovrebbe ambire, del resto possedere un’arma e usarla male o a sproposito può solo ritorcersi contro chi l’adopera, piuttosto dovrebbe cambiare la legge.

Dovrebbero essere previste pene più severe per chi viola la proprietà altrui e applicarle, e riconoscere a chi difende la propria incolumità e i propri beni un diritto a difendersi in modo adeguato, partendo dal presupposto che chiunque entri in una casa altrui, per giunta di notte, non è senz’altro armato di buone intenzioni. Visti i tempi che corrono, la tolleranza inasprisce gli animi dei cittadini provati da continui soprusi e ingiustizie. Sapere che si rischia la vita è un ottimo deterrente più della promessa di una pena che, allo stato attuale, è pressoché inesistente soprattutto per chi non possiede nulla e vive solo di escamotage. Non è culturalmente possibile, e forse neanche auspicabile, che l’Italia possa arrivare a situazioni come quelle del Texas, dove è giustificato l'uso immediato della forza, anche letale, in caso di tentativi di stupro, omicidio e furto. Molti italiani un pensierino però sembrano farcelo. Camminando per le strade dei quartieri bene delle città texane ci si stupisce di come non usano né porte blindate, né inferriate, la porta è spesso solo socchiusa. La presenza di forze massicce di sicurezza privata sembra del tutto ingiustificata, in quasi tutte le case vi è, infatti, più di un’arma e al turista la prima cosa che vogliono insegnare è proprio a sparare.

Angela Francesca D'Atri - Editoriale - aprile 2017 La Voce dei Castelli

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