mercoledì 1 agosto 2012

Sognando la vecchia lira

Editoriale, La Voce dei Castelli, maggio 2012------------------- Gli occhi del mondo sono puntati sulla Grecia, dove la crisi sta mettendo a repentaglio finanche l'unica certezza di entrata economica rappresentata dal turismo, dilaniata com'è dagli scontri sociali. Con le imminenti elezioni di giugno, l'ipotesi di un ritorno alla vecchia e povera dracma potrebbe diventare una certezza, con la paura di alcuni e la speranza di altri di un effetto domino che potrebbe portare diversi altri Stati fuori dall'Eurozona. La svalutazione conseguente di una moneta, quasi cartastraccia, potrebbe fare la fortuna di coloro che hanno saputo ben vederci e a conti fatti, dopo aver sfruttato il passaggio dalla dracma all'euro, hanno bene investito i loro capitali, pronti ora a nuove speculazioni. Ma cosa succederà all'Italia se dovessimo tornare alla lira? Le ipotesi sono infinite. A trarne vantaggio sicuramente le imprese che si occupano di export, l'inflazione penalizzerebbe invece un po' tutti i consumatori con il rincaro eccessivo dei prezzi. Non ritornerebbero di certo i valori morali che taluni ottimisti vedono nelle sofferenze della vita, anzi potrebbe essere esattamente il contrario. Buttando una frecciatina alla politica, in Italia neanche il ritorno all'amata lira, ci allontanerebbe dai nostri vizi capitali. Non si assottiglierebbero poi le differenze sociali che l'euro ha incrementato, anzi, le divergenze potrebbero crescere laddove i grandi potranno comprare e i piccoli si potrebbero trovare nella triste condizione di dover svendere a poche lire quello che hanno acquistato con molti euro. Proseguendo su questo scenario apocalittico, cosa succederebbe se invece continuassimo a rimanere nell'euro? Nelle peggiori delle ipotesi, continuerebbero a crescere le tasse, tanto lo spread non si abbassa (chi ha fiducia nei titoli italiani?), le imprese continuerebbero a chiudere per debiti, disoccupati a iosa, con lo spauracchio del terrorismo. Continueremmo, però, ad avere in tasca una moneta forte e la possibilità, a voler essere ottimisti, di positivi risvolti con politiche di crescita volte a contrastare la recessione. Forse è presto, forse i tempi sono ancora poco maturi per ipotizzare un'inversione di rotta nella nostra politica europeista, forse è troppo azzardato dire che su questo potrebbe addirittura giocarsi la prossima campagna delle governative italiane. In ogni evenienza, è meglio non farsi trovare impreparati. Angela Francesca D'Atri