venerdì 29 gennaio 2010

Meglio bamboccioni che barboni

Ecco ci risiamo. Un altro ministro che torna a prendersela con i “bamboccioni”. Ma a chi avranno fatto male questi poveri ragazzoni che sulla soglia degli “anta” faticano a lasciare il tetto paterno? Niente di più facile che aggredirli con la promessa di una legge che minaccia di allontanarli da casa a soli 18 anni. Ma, qualche ministro si sarà reso conto di quanto costa l’affitto di una camera singola, per non parlare di un appartamento, a Roma e ai Castelli Romani? Avranno buttato l’occhio sulle inserzioni lavorative che parlano di fantastici lavori tanto per ammaliare i giovani, e poi li fanno ritrovare magari a fare il venditore del classico aspirapolvere per 400, 500 euro, incentivi esclusi? Non si può sparare a zero contro i bamboccioni senza mettere in conto una nuova emergenza sociale che potrebbe profilarsi, e cioè il “barbonaggio”giovanile. I giovani rimangono spesso parcheggiati per anni nelle università nell’aspettativa di un lavoro che non c’è per tutti. Perché la verità è che non si può vivere degnamente con uno stipendio di 500 – 800 euro al mese. Molti decidono di rimanere a casa lavorando e rimboccandosi le maniche seppur guadagnando poco. Senza il peso dell’affitto ci si può concedere qualche sfizio in più, come la pizza con gli amici, un cinema o un viaggetto all’estero. Certo, come nasconderlo, tra di essi si cela qualche bamboccione, il classico figlio di papà che non ha né voglia di lavorare, né di studiare. Ma perché fare di tutta l’erba un fascio? Si dovrebbero invece creare le condizioni per garantire un futuro diverso da quello che si prospetta oggi. Molti giovani, vi assicuro, vorrebbero andare a vivere da soli ma, di questi tempi, per farlo ci vuole davvero molto coraggio. Suona male, ma tocca dirlo, meglio bamboccioni che barboni.
Angela Francesca D'Atri

domenica 3 gennaio 2010

Non è azionando un mouse che si diventa eroi

Il 2009 si è chiuso con eventi di una certa rilevanza non solo mediatica. Le aggressioni al Papa e al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sono segnali di una chiara decadenza sociale. La nostra società soffre, una sofferenza che certamente trae nuova linfa dalla crisi economica che ci attanaglia, ma che si alimenta anche nel vuoto dei valori e nell’assenza di punti di riferimento che caratterizzano ormai la nostra civiltà. Se la tv plagia le coscienze, internet diventa l’ambito dove nasce e si esprime l’odio sociale. Blog e social network sono i luoghi virtuali dove si annida una nuova forma di violenza che sa unire e al tempo stesso provocare reazioni reali deviando le menti dei più fragili. Ma non è regolamentando la rete che si “addomestica” una società ribelle. Il problema non è internet che nasce e deve rimanere libero. D’altra parte non è azionando un mouse che si diventa eroi. Non è enfatizzando gesti di scarso valore (un’aggressione, il lancio di una statuetta) che si diventa simbolo di una ribellione che dia l’input ad un miglioramento sociale. E’ importante credere in una società più giusta, operosa e ricca, ma bisogna avere il coraggio di volerla uscendo dai nuovi ghetti della rete. Bisogna farsi attori di un cambiamento evidentemente necessario.
Angela Francesca D'Atri