lunedì 10 febbraio 2014

Castelli per vecchi, se questo è il futuro

I Castelli Romani, come del resto l'Italia intera, si stanno rivelando essere sempre meno un posto per giovani. Non fuggono solo i cosiddetti cervelli, ma anche le braccia e le gambe di tanti giovani disoccupati. Basta un lavoro, anche umile purché pagato, per spingere alla fuga i giovani. Perché il vero problema è portare a casa il salario. Non è solo questione di soldi, ma anche di dignità. Su questo è bene soffermarsi. E' bene farlo soprattutto in tempo di elezioni. In primavera si vota a Ciampino, Marino, Grottaferrata, Frascati e Palestrina, ne parliamo approfonditamente sulle pagine del nostro giornale. Ai politici che si candidano, pieni di entusiasmo e buoni propositi chiediamo di riflettere su questa nuova ondata di emigrazione e di cercare i rimedi. La gioventù che va via, quale vuoto lascia nei nostri paesi? La politica può creare opportunità di lavoro soprattutto laddove la natura non è stata avara. La bellezza paesaggistica, ambientale e culturale dei Castelli non si discute, se ben sfruttata offrirebbe tantissime opportunità lavorative. Qui dove, al contrario, c'è un aeroporto che ha creato solo fastidio ai residenti, è impensabile che non sia stato sfruttato per incrementare il turismo. Qui dove tutto sembra morire, a cominciare dal silente e prosciugato lago Albano. Ai Castelli dove qualcuno pensa, invece, a sopravvivere magari alimentando una nuova discarica o sfruttando qualche concessione edilizia. Chi fugge non ha più alcuna fiducia nella politica, si vede portare via il futuro e con esso la sopravvivenza. Ecco perché c'è bisogno di gente capace di amministrare e che abbia le idee chiare per ridare il futuro usurpato alle nuove generazioni. Senza questo, siamo destinati a diventare non solo Castelli per vecchi ma un posto senza risorse, senza ideali, un luogo per solo per furbi, un paese povero.
Angela Francesca D'Atri (editoriale La Voce dei Castelli, febbraio 2014)