lunedì 4 aprile 2011

Nucleare sì, nucleare no... la terra dei cachi!






La nube di Fukushima ha fatto il giro del mondo generando in Italia una psicosi generale con una pericolosa quanto inutile rincorsa ai farmaci. Del resto, il ricordo di Chernobyl è vivo in quanti hanno vissuto gli anni '80: il non poter bere il latte e mangiare verdura, con l'incubo del tumore alla tiroide. Nel 1987, un anno dopo Chernobyl, in Italia si votò un referendum contro il nucleare in cui si raggiunse stranamente il quorum, si sa il referendum è un istituto che agli italiani piace poco, ma ancor meno piace il nucleare. Tuttavia, i venti di quanti lo sostengono hanno continuato a soffiare. Tanto che l'anno scorso è partita una raccolta di firme per la richiesta di un nuovo referendum contro il nucleare e tra pochi mesi si voterà. I fautori del nucleare avevano già fatto i loro piani, sperando nel fuggi fuggi degli italiani nel disertare le urne, pronti a preferire il solito mare. Ma questa volta, almeno stando ai sondaggi delle ultime settimane, che evidenziano soprattutto dopo gli avvenimenti giapponesi una posizione degli italiani decisamente contraria, il referendum non sarà colpito al quorum. E non fanno cambiare idea neanche le tesi di quanti sostengono che il nucleare farebbe salire il Pil dell'Italia, il ministro Tremonti in primis, o le tanto declamate affermazioni di coloro che sottolineano che gli effetti nocivi di eventuali danni alle centrali nei paesi confinanti e non (vedi Chernobyl), si farebbero sentire anche da noi. La verità è che nessuno vorrebbe avere nelle vicinanze di casa propria una centrale. Dal canto suo, la governatrice del Lazio, Renata Polverini, ha reso noto la sua posizione, il nucleare non era previsto nel suo programma elettorale e si dice contraria alla possibilità di ubicare centrali sul territorio regionale. Il terreno, in questo frangente, è troppo caldo, anzi infuocato, tanto da far fare un passo indietro allo stesso Governo che, nel suo decreto per le disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, ha previsto la realizzazione nel territorio nazionale di impianti nucleari di terza generazione. Dopo una pausa di riflessione, è stata approvata infatti una moratoria di un anno per l'individuazione dei siti e l'attivazione delle procedure per la costruzione delle centrali nucleari.
Il nocciolo della questione è però un altro. Sarà proprio vero che il nucleare è indispensabile e che non esistano altre fonti energetiche di cui possiamo beneficiare e su cui costruire la ricchezza della nostra nazione? Quello che i sondaggi evidenziano è che il 90% degli italiani preferirebbe investire nelle energie rinnovabili piuttosto che nel nucleare (Osservatorio Giornalistico Mediawatch), mentre l'83% degli intervistati è contrario al lodo Romani, che toglie i contribuiti alle energie alternative anche retroattivamente.
Nel frattempo, mentre in Italia si decide “nucleare sì, nucleare no”, gli scozzesi, un popolo che medita sul valore economico delle cose, si sono fatti due conti e hanno pensato che una centrale che sfrutta le maree potrebbe prendere benissimo il posto delle nucleari di Hunterston e di Torness, prossime alla chiusura rispettivamente nel 2016 e 2023. Tornando a noi, e maree a parte, ma ci sarà anche nella “terra dei cachi”, tanto per rubare una battuta ad una nota band, una possibilità alternativa al nucleare?
Angela Francesca D'Atri