mercoledì 11 giugno 2014

Europee: vince l'astensionismo

Le urne hanno dato ragione a Matteo Renzi, le europee le ha vinte lui, conquistandosi sul terreno quel ruolo di presidente che gli era calato dall'alto e contestato pertanto da molti. Adesso Renzi ha senz'altro l'investitura popolare per operare. La domanda viene spontanea: sono stati gli ottanta euro a far lievitare i consensi del Pd o il carisma di un capo che convince più di altri? Un Berlusconi azzoppato dalle sue vicende giudiziarie ha cercato di stargli dietro, anche se in verità in campagna elettorale il suo grillo per la testa era “Beppe Hitler, Beppe Pol Pott” e non come un tempo il comunismo che mangia i bambini. Grillo con il suo M5S, che si afferma come secondo partito, ha continuato ad intercettare il malcontento di molti ma non di tutti, altrimenti non si spiegherebbe il forte astensionismo, ha votato solo il 58, 69% degli italiani contro il 66,43% delle passate Europee.

Il merito di Renzi è quello di essere riuscito a ricompattare le divisioni interne del suo partito e naturalmente a convincere la gente, che dimostra di essere stanca del catastrofismo e di aver bisogno di buone notizie. Nel centrodestra il partito più forte è quello di Forza Italia (16,81%), anche se la Lega Nord ha portato a casa un buon risultato, è il quarto partito con il 6, 15%, staremo a vedere cosa accadrà, vista la proposta di collaborazione lanciata da Matteo Salvini al partito di Berlusconi che peraltro è stata già accettata. Per il momento si salva Angelino Alfano, non è arrivato lo tsunami, ma la tempesta sì. Il risultato del 4,38% per cento dovrà far riflettere il Nuovo Centro Destra, per il momento traghettato dai favori di cui gode il Governo, ma domani? Restano a casa i Fratelli d'Italia (3,66%), nonostante il discreto risultato riportato in centro Italia. I dati parlano chiaro, gli italiani che hanno votato si scoprono moderati, lontani da ogni voglia di rivoluzione e vogliono credere in Renzi. Il Pd è il primo partito della sinistra italiana e forte del suo 40,81% andrà in Europa insieme alla maggioranza di quei partiti che all’Europa e alla sua moneta credono, anche se avanza l'euroscetticismo. Il risultato storico de Le Pen con l'affermazione del Front national in Francia deve sicuramente far riflettere, ma siamo lontani dal sogno di coloro che speravano di sbarazzarsi dell'euro.

L'Italia si scopre stabile, non importa quello che accadrà nei prossimi mesi, il giorno dopo le elezioni, la borsa di Milano era in rialzo e lo spread in discesa, con un euro superiore al dollaro. Su facebook, a chi si chiede come è potuto accadere che si sia dato il voto ancora a chi si è spartito la torta in 20 anni, sarebbe bene rispondere che intanto si è trattato di un voto europeo interpretato da molti come un referendum pro o contro l'euro. Ha vinto la moneta unica. Altro dato su cui i partiti dovranno riflettere è quello che non è più tempo di frammentazione, il centrodestra diviso docet. Infine, che dire dell'astensionismo? Probabilmente, al momento la massa silente non identificandosi in nessuna forza in auge, preferisce stare a guardare in attesa forse di un nuovo vento di cambiamento. Vedremo cosa succederà con le prime busta paga, con le imminenti tasse da pagare e se la disoccupazione continuerà a salire.
Angela Francesca D'Atri (editoriale La Voce dei Castelli, giugno 2014)