lunedì 30 gennaio 2012

Tempi di rivoluzione. Ma cambieranno davvero le cose?



Il seme di rivolta che sta germogliando qua e là per l'Italia, ci pone di fronte a un interrogativo: chi raccoglierà i suoi frutti? Sarebbe auspicabile un nuovo potere, più giusto, in grado finalmente di rispondere ai bisogni di coloro che, fino ad oggi, hanno subito i soprusi del sistema. E se di albore di rivoluzione si tratta, la rivoluzione durerà? I tassisti bloccano le città, i tir rendono impraticabili le autostrade, i forconi di allevatori e contadini del sud si muovono agitati dalla fame. Il seme della rivolta c'è. E' vero. L'insoddisfazione circola sottovoce anche sui social network. In molti ce l'hanno con i privilegi dei politici, con le loro bugie, con i loro abusi, con le loro incongruenze e invitano a condividere liste nere di boicottaggio di Tizio o Caio. Ma chissà se davvero cambieranno le cose. Mentre il Governo va avanti con provvedimenti impopolari, a nord si ricompattano le Camicie Verdi, le segreterie dei partiti si organizzano già pronti da domani a riprendere le vecchie poltrone. Dappertutto è un coro di lamentele, una rabbia, però, già mista a rassegnazione che non crea alternative o prospettive di cambiamento. C'è chi lancia il sasso e nasconde la mano e c'è chi vorrebbe portarti in piazza per usarti a personale vantaggio per difendere la tal casta. Viviamo momenti confusi. Ma in questi attimi di confusione rigenerativa sembra davvero strano non sentire la voce dei giovani, di quelli che qualcuno ha chiamato “bamboccioni”, senza lavoro o sottopagati e costretti a precariato a vita. Ma dove sono finiti?
Angela Francesca D'Atri

martedì 10 gennaio 2012

2012




E' arrivato il 2012, l'anno catastrofico delle nefande profezie dei Maya. Per sapere se ci salveremo dovremo aspettare il 21 dicembre. Mentre, già da oggi, nessuno potrà salvarci dalle tasse. Lo Stato italiano probabilmente non fallirà nell'imminente, nonostante lo spread ci terrorizzi, perché siamo un popolo di risparmiatori e i nostri soldi serviranno a risanare in parte le casse a fronte di un altissimo debito pubblico, cresciuto in decenni e decenni di cattiva gestione della Res Pubblica. Gli italiani oggi sono tartassati, colpiti dalle esose tasse, dalla recessione, dall'inflazione. Molti hanno perso, altri rischiano di perdere il posto di lavoro, molte piccole aziende chiuderanno, altre fuggiranno all'estero, le mafie cresceranno, molti emigreranno. Ma come salvarci dalla catastrofe? Senza sbilanciarsi troppo, le varianti del resto lasciano spazio a diverse ipotesi, potremmo sostenere che finché avremo debito pubblico saremo in scacco della speculazione finanziaria. Ormai lo sappiamo. Se continuiamo a chiedere prestiti alle banche, quei soldi dovremo restituirli. In questo quadro drammatico, ci improvvisiamo tutti un po' economisti, e sappiamo che una moneta europea unica senza un'unità politica non può aiutarci. Questo accade da noi, mentre al di là del mare, poco più a Est, le cose stanno precipitando. In Grecia, ci sono già bambini che muoiono per la fame e per la mancanza di medicine. Ben venga in Italia la lotta all'evasione fiscale. I più onesti si dicono pronti a pagare le super tasse, seppure con uno stipendio di mille euro al mese, anche quelli con un conto in banca di poco superiore ai cinque mila euro soggetto ugualmente a tassazione e con una casetta piccola piccola in periferia tanto per pagarci una buona Imu. Però, senza un' Europa davvero unita politicamente, saremo sempre fragili. Senza alcuna prospettiva di crescita per questo Paese e senza volontà di premiare gli intelligenti e i meritevoli, la vedo davvero dura. In questo scenario difficile, dovremo senz'altro dare prova di avere capacità superiori. L'idea di qualcuno di investire in titoli di stato e di comprarci noi il nostro debito pubblico non era male, ma questo dovrebbe essere accompagnato dalla volontà di voltare effettivamente pagina. Senza un cambio di mentalità collettiva, si finisce per essere risucchiati nella voragine di chi, mal amministrando il nostro Paese, ci ha portato sull'orlo del precipizio. Meditate gente, meditate.
Angela Francesca D'Atri