giovedì 5 novembre 2015

Ladri e cittadini: sparare migliorerebbe la situazione?

Siamo arrivati a questo, a mettere sul tavolo delle discussioni una pistola. Il tema è abbastanza dibattuto nei salotti televisivi. Il motivo è presto detto. Non siamo più in un periodo di guardie e ladri, ma oggi, come nel far west, ci sono i cittadini pronti a difendere con il fuoco la loro proprietà. A monte di tutta la vicenda, ci sono delle incontrovertibili verità: i furti nelle abitazioni sono aumentati nel 2015, le statistiche ne contemplano uno ogni due minuti; i ladri non hanno paura delle guardie; gli apparati di sicurezza sembrerebbero non essere in grado di garantire la tranquillità cittadina; dulcis in fundo, la mancanza della certezza della pena. Un mix esplosivo che porta direttamente in campo da guerra i cittadini da una parte e i ladri dall’altra. 

Dalle cronache giornalistiche, apprendiamo che a volte a rimetterci la vita sono i cittadini. Tanto per citare un caso, ricordiamo l'episodio di crudeltà di quel ladro che, entrato per rubare nella villetta di due anziani a Catania, lo scorso agosto, li ha uccisi con una violenza inaudita. Altre volte a rimetterci la vita è il ladro, come è successo qualche settimana fa nel milanese, dove un pensionato ha sparato ad un giovane ladro, ora è indagato per omicidio volontario. Una guerra silenziosa si combatte quotidianamente nelle case degli italiani, tanto che non vi è esagerazione nel sostenere che la situazione stia sfuggendo di mano allo stato. 

Ma è giusto farsi giustizia da sé? Quanto possono servire le ronde cittadine e la solidarietà tra vicini per scongiurare questa continua intrusione nelle nostre case? Interrogativi che contemplano possibili soluzioni e che però mettono in risalto la totale incapacità dello stato e delle amministrazioni locali nel fronteggiare l'aumentata microcriminalità. Se socialmente è interessante capire a cosa sia dovuta questa emorragia di furti (aumento della povertà?), d'altra parte emerge la paura di scoprire un ladro nella propria abitazione, e nel caso cosa fare? Chi ha una pistola o un fucile, deve preoccuparsi di dosare paura e rabbia cercando di non uccidere l'invasore, facendo leva sulla sola lucidità. Chi però in casa non ha un'arma, e magari fa parte di una delle categorie deboli della società, cosa può fare?

 In altri stati e altri continenti, si può dormire con la porta aperta, tanto c'è la certezza della pena, magari quella incontemplabile di morte. Senza arrivare a tanto, forse è il caso, sì, di rivedere la legislazione italiana sulla legittima difesa, ma anche di migliorare l'apparato di sicurezza mettendolo nelle condizioni di operare al meglio, e poi che si agisca per garantire la certezza della pena. Da ultimo, e forse andando alla radice del problema, non sarebbe il caso di mettere un po' di ordine tra i tanti immigrati irregolari e apolidi? Se l'Italia è diventata una giungla, non lamentiamoci poi che homo homini lupus.

Angela Francesca D'Atri - La Voce dei Castelli,  editoriale novembre 2015