mercoledì 11 marzo 2009

L'incorruttibile giudice


E nei giorni
quanto perigrare,
mare periglioso
e nebbie fitte,
fango…
e quante speme
di oziosa vita,
all’ombra
dondolando dondolando.
E tocco e ritocco
del Grande Pittore:
perfetto quello sguardo,
una piccola ruga,
il tuo ritratto.
Martellano.
Hai udito il martello?
Il giorno fu battuto sul giorno,
l’anno.
Fermali maestro!
Ma un sussurro giunge grave:
Battete.

Angela Francesca D'Atri
(26-6-1996)

DANCE DANCE DANCE



Danza. E' l'unico modo...
danza senza pensare, e meglio che puoi.
E' l'unica cosa che devi fare.
Danzare finchè ci sarà musica.
Murakami

martedì 3 marzo 2009

Diario di un ufficio malsano

Ogni riferimento a persone e luoghi è puramente casuale


Dedicato a tutti i disoccupati, agli inoccupati, a chi cerca disperatamente lavoro in Italia



“Caro Presidente, mi perdonerà se uso con lei un tono così informale, ma lei è un po’ il Presidente di tutti, anche di noi disoccupati…”
Bella lettera da finire nei cestini di qualche segreteria politica dopo aver suscitato l’ilarità dei segretari. Almeno mi diverto a scrivere lettere autentiche che finiscono cestinate come quelle formali.

“Caro signor …, immagino che lei non abbia intenzione di assumere a breve, ma se dovesse venirle voglia di avere nella sua equipe…., pensi pure a me…”
Bella anche questa.

“Caro dott. B. dell’ufficio malsano x, le invio il mio Cv. Come anticipatoLe per telefono so cantare, ballare, fare le piroette e anche scrivere. Rimango in attesa di una sua telefonata. Saluti sua moglie.”

Sì, questa lettera può andare. La spedisco tramite e.mail?

La telegrafai. Il fax era rotto e l’e.mail inesistente. E per tutta risposta ricevetti una posta prioritaria inopportuna ed equivoca.

“Gent.le sig.ra P.,
avendo ricevuto il suo telegramma, la ringraziamo della sua premura per la scomparsa del caro estinto”.

Prendo il telefono, compongo il numero, sbaglio numero e poi parlo con due, tre, dieci persone ed infine ecco in linea il sig. B.

“B.. è lei?” singhiozzo
“Sì, sono io, mi dica con chi parlo?”

Troppo emozionata, riaggancio. Mi tappo il naso. Richiamo o non richiamo? Richiamo tra un mese. Forse. Ma dai che è meglio contattare quella nota ditta di pasta & c. Mi dico.
“Prova al Corriere, ci scrive pure Alberini” mi intima Francuzzo, un vecchio conoscente.
“Alberoni” correggo
“E va bene, sempre albero è”

Un mese dopo.

“B. è lei???”
“Sì con chi parlo”
“So piroettare, cantare e pure volare”
“Ma questo mica è un circo!”

Riaggancio.
“Francuzzo dimmelo tu come si fa a trovare un lavoro oggi”.
“Siddartha diceva al suo futuro datore di lavoro che sapeva pensare, aspettare e digiunare”.
“E lo ha trovato il posto?”
“Non me lo ricordo”

“Caro presidente del Consiglio, lei che ha conoscenza di questo mondo mica mi può trovare un posticino di quarto, quinto e va bè decimo livello?”.

“E tu vorresti trovare lavoro scrivendo a …? Ma lo sai che quello i Cv mica li legge lui” mi avverte Francuzzo,
“Capace che li legge il postino”.

“Pure?”
“Pure!!”


Due mesi dopo.

“Egreg sig B.”
“Si pronto??”
“Sig. B. mica avete bisogno di un addetto stampa??”
“Giusto di quello avevamo bisogno”.


2 febbraio
comincio lavoro presso ufficio X malsanissimo , che per semplificazione chiamerò malsano. E subito cominciano le presentazioni.

“P, questo é Cannellone”
“Cannellone questa è P.”

Cannellone è l’ultimo ritrovato della scienza impiegatizia, per nulla presente spesso assente, poco profumato e dedito alle oscenità più atroci. L’ho visto mangiare in una busta del Gs 10 cornetti e cibo non meglio identificato. L’ho visto tirare su con il naso, strofinarsi le mani sul naso raffreddato e poi toccare i tasti della tastiera del computer ed emettere grugniti. E’ tutto vero!

“P. questa è la sora Ceciona”
“Sora Ceciona questa è P.”

La Sora Ceciona è la segretaria più “borgatara” che si abbia mai visto. Parcheggia sulle strisce, parcheggia sotto il tetto, parcheggia nel portone, un altro po’ pure in ascensore. E poi telefona, telefona… telefona a: GiGi, a scemo alla mamma e poi a Chicco, a scemo e alla Mamma e così fino a sera.


“P. questo è Er Vecio”
“Er vecio questa è P.”


“Mi scuso” interrompo il sig. B.
“Il mio onorario??”
“… euro, in nero, accetti??”
“Che bello!!!”

“Dicevamo, e non mi interrompa, questo è il Vecio con il bastone”

Er vecio con il bastone è un uomo di tutto rispetto con due figli sistemati ma ancora da sistemare.
Uno sposato l’altro da sposare. Uno con il lavoro l’altro deve lavorare.

“P. questa è la più “In” ma non ti fidare, davanti è così dietro è pomì”
“La più In, questa è P.”



Non voglio dilungarmi in descrizioni prima del momento opportuno.
Diciamo che non parto dal raccontare dal primo giorno che entrai in quell’ufficio che pure avrebbe spunti interessanti per qualche sociologo, ma partirò da oggi 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America da parte del genovese(alcuni dicono di origini spagnole) Cristoforo Colombo. Parto da oggi sia per omaggio alla mia vecchia maestra che ci teneva particolarmente a questa data, sia perché proprio oggi ho deciso di farlo. Senza una ragione, per gli stessi motivi che spingono qualsiasi scrittore a cominciare un romanzo in un preciso istante della propria vita. E la mia vita oggi ha assunto un sapore nuovo. Oggi che i giornali parlano di finanziaria e di nuovi tagli ai comuni, oggi che dovrei vedere una casa, perché cerco casa, oggi che il sig. B. è impegnato in telefonate per inviti ad una cena di gala. Oggi che mi sto prendendo un raffreddore e che Au deve chiamare l’idraulico perché il rubinetto goccia, la doccia non dà acqua calda, la caldaia non miscela e la mia stanza è un tugurio. Oggi che questo romanzo ho deciso di non scriverlo più.
Angela Francesca D’Atri