martedì 1 ottobre 2013

Storia, mito e tradizione: ma ai Castelli si viene solo per sagre

Belli sono belli i Castelli Romani. Specie in autunno, quando l'aspro odor dei vini aleggia nell'aria. Quando la terra profuma di funghi e nei boschi fanno capolino le prime castagne. La bellezza dei boschi, dei laghi, delle vigne e le vedute spettacolari su Roma te le porti per sempre nel cuore. In autunno, periodo di sagre, i borghi dei Castelli diventano meta di gite fuori porta. Ci vengono dalla vicinissima Roma per la classica scampagnata domenicale, un turismo mangereccio, mordi e fuggi, e a casa porti come ricordino quel mezzo chiletto in più. Ma i Castelli hanno molto da offrire, tantissima storia testimoniata dai continui ritrovamenti di reperti archeologici, la tradizione, il mito e la sacralità di riti come il Culto di Diana Nemorensis. Questo dovrebbe incentivare il turismo che potrebbe diventare il vero motore dell'economia castellana. Con un marketing mirato si potrebbe, ad esempio, invogliare chi visita Roma a fare una capatina anche qui. Proprio qui dove tanti giovani sono costretti ad andare via alla ricerca di un futuro migliore. Qui dove le cose sembrano tornare indietro invece che andare avanti, come testimonia la storia del silente lago Albano, abbandonato dopo quel momento di gloria delle Olimpiadi del 1960. A passeggiare sulle sue rive quasi si dimentica che nei pressi si trovano importanti resti archeologici preistorici e romani, come il villaggio delle Macine, i ninfei dorico e del Bergantino. Almeno fino a quattro-cinque anni fa si poteva passeggiare in bici intorno al lago, oggi non è più possibile. Finanche la vecchia seggiovia non c'è più. Qui dove c'è un aeroporto con numerosi voli low cost che ha portato negli anni solo danni acustici alla cittadinanza di Ciampino, senza che vi sia stato un reale indotto economico per alberghi, B&B, ristoranti e locande di tutta l'area dei Castelli Romani. Qui dove la sera tutti escono a Roma e a far chiasso rimangono solo le fraschette di Ariccia. Un declino non più accettabile, su cui riflettere, e che soprattutto non giustifica scempi come la realizzazione di un termovalorizzatore o la sconsiderata costruzione edilizia. 
Angela Francesca D'Atri (editoriale La Voce dei Castelli - ottobre 2013)