martedì 11 settembre 2012

Roma: aperti per ferie!

Roma ad agosto aperta per ferie. Neanche a dirlo per scherzo! A parte qualche gelateria, tra cui quella a cui abbiamo preso in prestito il motto “Aperti per ferie”, serrande quasi tutte abbassate, studi medici, ospedali e uffici pubblici con orari ridotti. E i romani? Sempre meno abbronzati in fila ad agosto come a gennaio. Vista la crisi, molti hanno preferito non andare in vacanza o posticipare le ferie in bassa stagione quando i prezzi sono molto più invitanti. Altri sono partiti, almeno per la settimana di Ferragosto, lasciando strade semivuote in periferia popolate per la maggiore da anziani e stranieri pronti a lavorare con il solleone. Dunque Roma è andata in ferie ma meno degli altri anni, i dati raccolti sulla spazzatura ce lo dicono chiaramente. Nel giorno di Ferragosto sono state raccolte da Ama 1.373 tonnellate di rifiuti con un incremento rispetto al 2011 (1.232 tonnellate) e al 2010 (1.002 tonnellate). Chi ha scelto di non partire ha trovato nella capitale tutto quanto una vera vacanza possa offrire: relax e divertimento. Come dice Verdone "E' tanto bella sta città". Ad agosto il tempo scorre più lento, senza fretta si guarda quello che ogni giorno non si vede. Ci si sofferma sulle sfumature. Si tornano a fotografare i tramonti. Senza traffico e senza problemi di parcheggio sembra quasi di essere su un pianeta diverso. Si riscoprono i monumenti, si vivono parchi e ville e se fa caldo un tuffo in piscina, un morso al cocomero e una cucchiaiata di grattachecca. Se aggiungiamo poi che il mare del Lazio, stando ad una ricerca di Goletta verde, e' risultato essere meno inquinato di quello della Calabria, della Campania e della Liguria, non c'è da meravigliarsi se, parafrasando una gettonatissima hit dell'estate, molti romani abbiano preferito restare a Roma. Angela Francesca D'Atri - Voi e Noi, settembre 2012

Generazione di perduti

L'afa di agosto non ci ha fatto bene, soprattutto se a causa della crisi economica si è rinunciato alla vacanza, colpa della recessione, dell'inflazione e della disoccupazione che riguarda tutte le fasce d'età a cui si aggiunge adesso anche la poca voglia dei giovani di proseguire gli studi. Emerge, infatti, da recenti dati diffusi dai media, che un piccolo esercito di 250 mila italiani tra i 15 e 24 anni non hanno più voglia di studiare e non hanno un impiego. Sono i figli di una società in crisi, depressa, in balia di uno schizofrenico spread, della recessione e della mancanza di prospettiva. Alcuni sono i figli dei cosiddetti “furbi”, quelli che non pagano le tasse, che non rilasciano scontrini, che evadono. Ma ci sono anche i figli dei disoccupati, degli esodati, degli imprenditori che si suicidano. Mentre i vecchi si dicono pronti a tutto, almeno così filosofeggiano in discorsi da mercato, preparati finanche a rimangiare pane e cipolla, ortaggio dalle benefiche proprietà ma decisamente non goloso, i giovani fanno spallucce. Dovrebbe essere invece proprio questa generazione la fonte di un'energia di cambiamento. Ma la storia insegna: finché c'è pane non c'è rivoluzione, e senza rivoluzione non cambiano i valori e se non cambiano i valori dobbiamo tenerci la corruzione dilagante nelle istituzioni, l'inefficienza della burocrazia, lo sfruttamento e tutto quello che i benpensanti denunciano quotidianamente sui social network. Così il destino dell'Italia si consuma quotidianamente in una triste battaglia tra banchieri, scommettitori e agenzie di rating che ci tengono sotto scacco, che decidono finanche chi debba governarci a vantaggio di un'oligarchia e non dei molti governati. Il dato è uno solo ed è rapportato all'economia reale: l'Italia non cresce, siamo un paese in recessione. Può servire la lotta all'evasione fiscale ad abbassare le tasse? La risposta è sì. Possono servire le tasse a far abbassare lo spread? La risposta è ancora sì, ma è un gatto che si morde la coda, è come mettere una toppa su un jeans bucato. Senza investimenti e riforme non si crea futuro. E senza futuro abbiamo perduto un'altra generazione. Angela Francesca D'Atri - La Voce dei Castelli, settembre 2012