lunedì 7 maggio 2012

Stanchi di tutto, di chi ci scalda la solita minestra elettorale

Ci preoccupa la situazione economica del nostro Paese. Sta crescendo il numero dei suicidi tra i disoccupati e gli imprenditori afflitti dai debiti e dai conti che non riescono più a pagare. Sale l'inflazione, diminuisce il potere d'acquisto, non c'è nessuna prospettiva di crescita. E' allarmante come l'Italia che era la sesta economia mondiale sia scesa all'ottavo posto e si stia impoverendo sempre di più, con la previsione di una discesa di altri due livelli nei prossimi due anni. Il problema certamente andrebbe studiato da diverse angolazioni, ma quello che emerge nell'immediato lo si legge sui volti della gente che ogni giorno s'incontra per strada, nei negozi, sui mezzi pubblici, è tristezza mista a rabbia, rabbia per la nostra classe politica. Ormai la divisione è netta, il popolo odia la casta che ci avrebbe ridotto a quello che siamo, un popolo di gente che si arrangia, cassintegrati, precari, lavoratori in nero, sottopagati, con contratti di solidarietà, liberi professionisti con salari da fame, pensionati ridotti a mangiare alle mense dei poveri, giovani senza futuro se non quello di fare la valigia. La rabbia si alimenta nel silenzio. Del resto continuare a vedere i politici dalle mani sporche far parte di una élite litigiosa, nominata dai partiti, che invece di fare il bene del Paese si spartisce gli ultimi avanzi prima della fine, fa davvero rabbia. Questo mentre è già partito il countdown per le prossime governative: per alcuni l'autunno 2012, per altri il 2013. L'antipolitica cresce e intanto va cavalcata e a cavalcarla ci prova paradossalmente la stessa politica, la stessa casta, tanto per confondere le acque. Così per strada capita di leggere manifesti con slogan ad effetto del tipo “Basta le solite facce”, peccato che si stia parlando delle loro. La confusione fa parte del gioco, il fine è spingere l'elettorato, quello non ricattabile, a non votare. Non votare è invece solo lo scettro che si dà in mano alla casta. Votare è un diritto, più che un dovere, guadagnato con il sangue dei nostri avi. La protesta si può esprimere semmai nell'urna elettorale annullando la propria scheda. La redazione de “La Voce dei Castelli” si rivolge ai lettori chiedendo una presa di coscienza di quanto sta succedendo, non si può rimanere impassibili solo perché si è perso la speranza. E' sconvolgente apprendere che secondo l'Istat in Italia c'è un esercito di quasi tre milioni di persone definite “inattive” che non cercano più un lavoro, che non studiano, che non protestano in piazza. La nostra redazione ha deciso di non stare più in silenzio. Vogliamo farci portavoce della protesta di tutti cittadini onesti che hanno lavorato e creduto nel nostro Paese, di chi ha investito idee e risorse, studiato per un futuro migliore per sé e i propri figli. Il sistema attuale è fallito, corrotto non fa altro che corrompere chi vi accede, occorre fare tabula rasa e ripartire, ricostruire. Possiamo farlo con la nostra creatività di italiani anche senza l'aiuto delle noiose e solite facce. Discutiamone insieme. Aspettiamo le vostre proposte sul nostro account facebook. http://www.facebook.com/profile.php?id=100001509017838 Angela Francesca D'Atri (La Voce dei Castelli - maggio 2012)