giovedì 30 aprile 2009

Fine aprile

Ad ogni battito
nel battito

in ogni tocco

nel buio
il buio.

Sulla porta
di spalle
immobile

occhi negli occhi
pensiero nel pensiero.
Afd

giovedì 23 aprile 2009

Voto nel solstizio d’estate: referendum colpito al quorum

Dopo tante diatribe sulla fatidica data del referendum di giugno, il giorno è spuntato fuori dal cilindro e ha tanto il sapore d’estate, di vacanze, di mare. Si voterà infatti il 21 giugno, data che in qualche modo mette d’accordo i partiti e che lascia attoniti e sgomenti gli italiani. Perché non si poteva votare il 7 giugno, insieme alle europee, in un “election day” che avrebbe fatto risparmiare soldi allo stato e dunque ai cittadini? L’impossibilità secondo la Lega che “gufa” contro il raggiungimento del quorum, risiede in motivi costituzionali. Motivazione che non convince ma che non discute il premier Berlusconi pronto a scongiurare una ben più grave crisi di Governo, con ripercussioni ancor più nefaste sull’economia nazionale. Scontro anche sulla data del 14 giugno, l’ultima disponibile stando ai dettami della nostra carta costituzionale che fissa i limiti di una eventuale tornata referendaria entro il 15 giugno. E allora che fare? Scartata l’ipotesi di un decreto legge per posticiparne i termini al 21 giugno, data in cui si voterà anche per gli eventuali ballottaggi delle amministrative, perché il capo dello Stato rigetta i criteri della necessità e dell’urgenza propri di un decreto, ora si attende la cosiddetta “leggina”. Tanto rumore per nulla. La Lega tira intanto un sospiro di sollievo visto che, con la vittoria dei sì, ci sarebbe il rischio di un sistema bipartitico a scapito proprio del partito di Bossi, che da poco ha compiuto 25 anni confermandosi essere il partito più vecchio del nostro Parlamento. Esperienza insegna,infatti,che il raggiungimento del quorum è quasi una chimera, considerato che l’ultimo referendum vinto dagli italiani risale al 1995 (quello sulle trattenute dei contributi sindacali, la privatizzazione della Rai-Tv ed il soggiorno cautelare). La partita referendaria dunque, ancora una volta, si gioca proprio sul quorum. Di fatto, una proposta soggetta a referendum, come prevede l’art. 75 della Costituzione, è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e cioè tutti quelli che possono votare per l’elezione della Camera dei Deputati, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validi. Ora la domanda sorge spontanea. Se il referendum è un istituto di democrazia diretta con cui si dà al popolo la possibilità di decisione, perché mai i partiti si danno briga di annullarne ogni potere? Che senso ha minare il raggiungimento del quorum, con inviti spesso tutt’altro che subliminari, come quelli di andare al mare, di non recarsi alle urne o di starsene tranquilli e a casa, confondendo le idee? E ancora, se gli italiani sono così biechi da non vedere l’importanza di poter esercitare direttamente un potere di democrazia, ed intanto criticano chi esercita per esso indirettamente il potere, e si lasciano influenzare dal fatto che alcuni referendum vinti, tipo quello sul nucleare (1987) e quello sul finanziamento pubblico ai partiti (vinto nel 1993, ma che era stato già presentato nel 1978), sono stati poi vanificati dalla politica, ma allora perché spendere ancora soldi e sprecare energie per la raccolta delle 500 mila firme necessarie per indire un referendum? Forse i tempi sono maturi per votare un ultimo referendum: quello appunto per l’abolizione del referendum. Strano che qualche scienziato della politica non ci abbia pensato.
Angela Francesca D’Atri

martedì 21 aprile 2009

Belle a 50 anni senza bisturi

L’età media si allunga e si prolungano anche i tempi della giovinezza. La scienza e la medicina fanno progressi, la chirurgia estetica muove passi da gigante e sempre più donne si ritrovano ad avere 50 anni e non sentirli. Ginnastica, un’alimentazione curata e soprattutto una buona filosofia di vita aiutano a mantenersi belle anche quando non si hanno più i fantastici vent’anni. Ogni tanto, un ritocchino qua ed uno là per far sparire magicamente qualche inestetismo di troppo e ritrovare il sorriso. Ma il gioco ne vale effettivamente la candela? Insomma, almeno fino a 40 anni fa, la maggior parte delle donne a 50 anni era nonna, e una nonna nell’immaginario collettivo era l’angelo domestico, la seconda mamma, figurarsela a passare ore in palestra o a prenotare una visita dal chirurgo estetico o una seduta dall’estetista. Bisturi, sieri e pozioni magiche nel cassetto, le nonne di oggi sono forse meno sagge di quelle di ieri? Probabilmente no, sono solo donne più belle. Pelle idratata, tirata, truccata. Ben vestite, senza peli superflui o quei segni che l’età regala anche alle pelli più sane. Nonne sempre più spensierate. Con meno acciacchi, tutte vitamine ed erbe, che hanno messo in soffitta gomitoli e ferretti, senza più calzini da cucire, nonne in minigonna perché la longuette invecchia. Pronte a rimettersi in gioco quando finisce una storia, un matrimonio, una convivenza. Donne ossessionate dalla paura di perdere la propria beltà e pronte a tutto. Così anche in tempi difficili, il settore della chirurgia estetica non conosce crisi. Bisturi a parte, però, la ricetta per conservare la propria bellezza c’è, non costa nulla, ed è immutata nei secoli. E’ sufficiente conquistare sin da giovani la serenità dell’animo, mantenere negli anni la freschezza delle impressioni e l’onestà. Bastano queste tre cose, secondo lo scrittore russo Dostoevskij, “per non perdere la propria bellezza neppure quando giunge la vecchiaia”.
Angela Francesca D'Atri

giovedì 16 aprile 2009

In viaggio tra i monti

Dalla collina
il tuo paese,
luci fioche e magiche di stelle opache,
canti di rospo,
tintinnio di campane.

Nella notte piena
di luna nuova
sguardi incrociati.

E tu
ed io.
Il mio
il tuo
profumo.

Love!

giovedì 9 aprile 2009

Magico. Tu.

Tra sole e luna
i tuoi occhi verdi
al tramonto
sul mare
e i gabbiani sul mare
al tramonto
la sabbia
e noi sulla sabbia.

Afd

giovedì 2 aprile 2009

Occhi rossi, prefazione al libro di Adele Patrizia D'Atri


"La vita è un libro di oscure pagine da cui trapelano i mostri che ognuno ha nell'anima"[Tratto dal racconto I Mostri di A.Patrizia D'Atri] . E' forse da qui che prende avvio la penna della novella scrittrice calabrese che nello scrivere diretto e innovativo nel genere horror-noir, porta a galla le paure, le angosce, le fobie e le allucinazioni della nostra epoca. Qui l'assassino, proprio come lo descrivono le cronache quotidiane, è mosso ad uccidere per motivi che ai nostri occhi appaiono insignificanti, ma che invece hanno origine nel profondo di ognuno. Chiaro e lucido il ritratto del killer, che è sempre l'uomo o la donna della porta accanto, che uccide con naturalezza e dopo tanta brutalità ritorna ai suoi pensieri abituali. Indagando più a fondo emerge il profilo sociale dell' omicida che è sempre un personaggio solo, normale, dannatamente normale, un po' frustrato, magari con un'infanzia difficile. Una vita quella narrata in questa raccolta di racconti, dove novelle "Biancaneve" non cercano di essere svegliate dal lungo sonno da improvvisati principi azzurri. Dove ogni fobia, ogni forma di pazzia ha radici nel vero, nell'accaduto. Dove il vuoto, la ricerca dell'anima, che poi essa stessa può trovare noi, i fantasmi si trasformano in un reale incubo in cui, ad un certo punto, ci si domanda se la stessa esistenza è reale. Noi tutti dovremmo "verificare di essere svegli". Perché i mostri esistono, "sono reali come la vita stessa. In ogni racconto ci sono lacrime di pioggia, silenzio, il ritorno all'infanzia, laddove si forma la mente di ognuno e dove potrebbe nascere la potenzialità di un assassino. C'è poi la vendetta che ha radici profonde. Una sera che può diventare indimenticabile per una stramba nonnina che ama sferruzzare e con i ferri uccide il nipote, cattolico convinto che stava premeditando il suo stesso assassinio. Originali i personaggi protagonisti di quest'horror ironico e a tratti grottesco. C'è l'allucinato che esce in ciabatte e mutande a comprare uno spray per uccidere uno scarafaggio gigante. Il medico "I – netto" che scopre che non è tagliato per fare lo psichiatra. L'assassina che nel momento di recidere la lingua della vittima scopre che ha i denti cariati. L'anima che compare al suo corpo nella tazza del water mentre la sua proprietaria sta tirando lo sciacquone. L'uomo "tartaruga" che rischia di rimanere ucciso dal suo stesso peso. Ma c'è molto di più. Questi racconti sono favole moderne dove dei e demoni, inferno e paradiso s'incrociano, si sfiorano, per poi lasciare alle vittime il libero arbitrio di muoversi in un mondo chiuso, minuscolo, come la mente di un assassino. Infine, i racconti di Adele Patrizia sono poesie. Ci sono "scie azzurre sul mare viola". C'è "cenere caduta e luce arancione ad abbagliare pupille spente".
"Esistenza è tormento. Fobia. Morte. Vita e morte. E se è vero questo, è vero il contrario" [Tratto dal racconto Senza Testa di A.Patrizia D'Atri].

Angela Francesca D'Atri

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