venerdì 11 aprile 2008

La professione del politico in un sistema corrotto


In un momento storico in cui si spara a zero contro i politici, permettetemi di andare controcorrente. D’accordo un politico guadagna 10, 20, 1000 volte di più di un normale cittadino, quando é fortunato ed ha un lavoro. Ma questa demonizzazione di chi per mestiere ha scelto di fare politica, è per me eccessiva. Chi non ha mai esercitato questa difficile professione, pensa di saperne così tanto, e fa subito quadrato: politica uguale potere, uguale nullafacenza, uguale benessere. E questa mia convinzione trova rispondenza in una rapida consultazione delle liste elettorali, piene zeppe di candidati, molti dei quali si presentano per la prima volta, con la speranza di vincere quello che per loro é un superenalotto. Ma quanti sanno veramente cosa vuol dire amministrare la cosa pubblica? Soprattutto una cosa pubblica corrotta, costretta a fare inchini a destra e manca? Il mestiere del politico di oggi non ha nulla a che vedere con il potere inteso come autorità. Quel potere, per intenderci che spingeva nelle vecchie famiglie patriarcali i suoi componenti a sottomettersi di propria iniziativa alla volontà del capofamiglia. Oggi il politico raggiunge il potere, portato avanti dagli interessi dei suoi elettori, e di questi diventa schiavo. In nome dei buoni principi, ci potremmo aspettare che l’assessore o il consigliere di turno perseguano interessi legittimi in volta del bene comune. Così non é. Ma non perché il politico è in sé cattivo, ma perché la cattiveria che a torto gli imputiamo è dei suoi elettori. Questi quando non sono corrotti, sono bugiardi, megalomani, pretenziosi, noiosi, voltagabbana, disposti a tutto pur di avere un favore politico e subito dopo dimentichi del bene ricevuto, alcuni utilizzano i metodi più infimi pur di avere privilegi, altri in nome della loro diversità anche se poco meritevoli ottengono finanziamenti. Sto parlando degli italiani. O meglio di quelli che frequentano i salotti e le segreterie della politica, quelli che sostengono i partiti. Sono loro che sono cinici, perversi, irrispettosi delle regole. No, con queste premesse la vita di un politico non è facile. Chi si accosta a questo mestiere, deve dimenticare i buoni sentimenti e la libertà. Certo con il tempo la sua condizione economica migliora. Ma quando se li gode quei beni, se riunioni, convegni e altri impegni gli rubano la vita? Senza tralasciare gli inganni, gli sgambetti, gli intralci che gli si presentano sul cammino. Si riduce così il cerchio della sua libertà personale, s’impoverisce dentro, aumentano la diffidenza e il cinismo, si alzano i rischi per la salute. Qualcuno a questo punto mi potrà obiettare che sta comunque meglio il politico di un povero disgraziato che guadagna mille euro al mese. Forse, ma io rimango del mio parere, se potessi guadagnare mille lire al mese!
Angela Francesca D'Atri