martedì 22 aprile 2008

Chi è causa del suo male pianga il “porcellum”


Che sia stato voto utile o inutile, a prendere le redini del Paese tocca adesso al Cavaliere. I cittadini hanno votato i grandi partiti timorosi di affidare nuovamente il destino dell’Italia alle piccole fazioni, fautrici sì di democrazia ma anche d’instabilità governativa. Scompaiano così dal nostro Parlamento ben 20 partiti, e alcuni leader storici come De Mita. In Parlamento non ci sta Clemente Mastella, da sempre sulla cresta dell’onda e che ora si aggrappa alla sua Ceppaloni. E’ fuori Francesco Storace, il ministro ossessionato dall’incubo dell’aviaria. Via anche Fausto Bertinotti, il difensore degli operai, che per due anni si è seduto comodamente sulla poltrona della Presidenza della Camera dei Deputati. Un Parlamento senza la voce dei socialisti e dei comunisti sarà senz’altro più povero di democrazia, ma è un rischio che gli italiani adesso devono per forza di cose correre. Penalizzati tutti, si dice, dal “porcellum”, il sistema elettorale che porta la firma del leghista Calderoli. Ma non servono cervellotiche analisi per capire che i penalizzati sono fuori in forza del famoso proverbio “chi è causa del suo male pianga se stesso”. Capitolo a parte per il sistema elettorale vigente che mai nessuno avrebbe sognato essere capace di garantire una maggioranza stabile. Il terzo governo Berlusconi che se ne dica bene o male, nasce invece all’insegna della stabilità. E questo è importantissimo per i mercati e l’economia del Paese. Ma quanto reggerà il Pdl, questo partito nato dalla fusione di due anime quella forzista e quella aennina, che rischia di fagocitare per sempre Alleanza nazionale e con esso il suo leader Fini? E la Lega terrà davvero sotto scacco Berlusconi e quanto questo potrebbe penalizzare Roma e il Sud? Sono tutti nodi politici da sciogliere nei prossimi mesi. Mentre per il Paese ci sono urgenze che non possono più aspettare. C’è bisogno di modernizzazione. Urgono riforme importanti che in un’ottica futura possano garantire all’Italia solidità economica e quel benessere che vediamo scivolare dalle mani, frutto di scelte sbagliate o del completo lassismo della politica. In Europa abbiamo esempi lampanti di classi di Governo capaci di risollevare l’economia di un paese. Penso alla Spagna, che in pochi anni, sebbene nell’era difficile dell’euro, ha visto migliorare progressivamente il tenore di vita dei suoi abitanti. Non si può più aspettare, è ora di rimboccarsi le maniche e lavorare per il futuro dell’Italia e delle nuove generazioni.

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