lunedì 30 gennaio 2012

Tempi di rivoluzione. Ma cambieranno davvero le cose?



Il seme di rivolta che sta germogliando qua e là per l'Italia, ci pone di fronte a un interrogativo: chi raccoglierà i suoi frutti? Sarebbe auspicabile un nuovo potere, più giusto, in grado finalmente di rispondere ai bisogni di coloro che, fino ad oggi, hanno subito i soprusi del sistema. E se di albore di rivoluzione si tratta, la rivoluzione durerà? I tassisti bloccano le città, i tir rendono impraticabili le autostrade, i forconi di allevatori e contadini del sud si muovono agitati dalla fame. Il seme della rivolta c'è. E' vero. L'insoddisfazione circola sottovoce anche sui social network. In molti ce l'hanno con i privilegi dei politici, con le loro bugie, con i loro abusi, con le loro incongruenze e invitano a condividere liste nere di boicottaggio di Tizio o Caio. Ma chissà se davvero cambieranno le cose. Mentre il Governo va avanti con provvedimenti impopolari, a nord si ricompattano le Camicie Verdi, le segreterie dei partiti si organizzano già pronti da domani a riprendere le vecchie poltrone. Dappertutto è un coro di lamentele, una rabbia, però, già mista a rassegnazione che non crea alternative o prospettive di cambiamento. C'è chi lancia il sasso e nasconde la mano e c'è chi vorrebbe portarti in piazza per usarti a personale vantaggio per difendere la tal casta. Viviamo momenti confusi. Ma in questi attimi di confusione rigenerativa sembra davvero strano non sentire la voce dei giovani, di quelli che qualcuno ha chiamato “bamboccioni”, senza lavoro o sottopagati e costretti a precariato a vita. Ma dove sono finiti?
Angela Francesca D'Atri

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