martedì 11 settembre 2012

Generazione di perduti

L'afa di agosto non ci ha fatto bene, soprattutto se a causa della crisi economica si è rinunciato alla vacanza, colpa della recessione, dell'inflazione e della disoccupazione che riguarda tutte le fasce d'età a cui si aggiunge adesso anche la poca voglia dei giovani di proseguire gli studi. Emerge, infatti, da recenti dati diffusi dai media, che un piccolo esercito di 250 mila italiani tra i 15 e 24 anni non hanno più voglia di studiare e non hanno un impiego. Sono i figli di una società in crisi, depressa, in balia di uno schizofrenico spread, della recessione e della mancanza di prospettiva. Alcuni sono i figli dei cosiddetti “furbi”, quelli che non pagano le tasse, che non rilasciano scontrini, che evadono. Ma ci sono anche i figli dei disoccupati, degli esodati, degli imprenditori che si suicidano. Mentre i vecchi si dicono pronti a tutto, almeno così filosofeggiano in discorsi da mercato, preparati finanche a rimangiare pane e cipolla, ortaggio dalle benefiche proprietà ma decisamente non goloso, i giovani fanno spallucce. Dovrebbe essere invece proprio questa generazione la fonte di un'energia di cambiamento. Ma la storia insegna: finché c'è pane non c'è rivoluzione, e senza rivoluzione non cambiano i valori e se non cambiano i valori dobbiamo tenerci la corruzione dilagante nelle istituzioni, l'inefficienza della burocrazia, lo sfruttamento e tutto quello che i benpensanti denunciano quotidianamente sui social network. Così il destino dell'Italia si consuma quotidianamente in una triste battaglia tra banchieri, scommettitori e agenzie di rating che ci tengono sotto scacco, che decidono finanche chi debba governarci a vantaggio di un'oligarchia e non dei molti governati. Il dato è uno solo ed è rapportato all'economia reale: l'Italia non cresce, siamo un paese in recessione. Può servire la lotta all'evasione fiscale ad abbassare le tasse? La risposta è sì. Possono servire le tasse a far abbassare lo spread? La risposta è ancora sì, ma è un gatto che si morde la coda, è come mettere una toppa su un jeans bucato. Senza investimenti e riforme non si crea futuro. E senza futuro abbiamo perduto un'altra generazione. Angela Francesca D'Atri - La Voce dei Castelli, settembre 2012

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