mercoledì 17 novembre 2010

Pompei: cave canem!



Un articolo su Pompei ce lo avevo in mente dal 10 ottobre quando con l'associazione culturale “Voi e noi” ci siamo recati in visita agli scavi. Devo essere sincera, pensavo di fare una cronaca di una normale gita culturale, con tanto di esaltazione dei resti di un'antica civiltà svanita, ed invece dopo gli accadimenti degli ultimi giorni mi trovo, come si dice in gergo, sulla notizia. E' infatti una news di oggi, 17 novembre momento in cui scrivo, la calendarizzazione di una mozione di sfiducia individuale per il ministro ai Beni culturali Sandro Bondi in seguito al crollo della Domus dei Gladiatori. In questi giorni, su Pompei se ne sono dette di cotte e di crude. Lo stesso ministro Bondi si è difeso sostenendo che prima di lui gli scavi versavano nell'incuria più totale, tanto che fino a qualche anno fa erano un ritrovo per cani randagi. Di questo dobbiamo darne atto al ministro da semplici testimoni. Quel 10 ottobre, ci siamo incamminati per le strade di Pompei notando i solchi lasciati dai carri, siamo entrati in ville dove ancora si conservano preziosi dipinti, abbiamo fotografato i vigneti, seguito le curiose frecce falliche che conducevano alle Lupanare, cercando di capire come gli “ululati” di richiamo delle prostitute (le lupe) fossero un tempo udibili fino al mare. Abbiamo ammirato sgomenti i calchi di chi é stato travolto repentinamente dalla lava fuoriuscita dal Vesuvio il 79 a C. Una tragedia immane. E poi siamo rimasti attoniti quando ci siamo imbattuti nel celebre “Cave canem” (attenzione al cane), dove viene raffigurato un feroce mastino. Ci siamo guardati attorno, ma di cani neanche l'ombra. Il problema é un altro: “Pompei cadeva a pezzi – denuncia il settimanale Panorama - Tutti sapevano e nessuno interveniva”. Così in un brutto giorno di pioggia, il 6 novembre scorso, é venuta giù la Casa dei Gladiatori. Una notizia che ha fatto il giro del mondo quasi al pari della tragedia del terremoto dell'Aquila screditando ancora una volta l'immagine dell'Italia. Responsabilità forse ce ne sono ma non tocca a noi dirlo. Le rovine, proprio perché sono tali sono fragili e p richiedono pertanto manutenzione costante. Da turista, Pompei mi è sembrata fin troppo ben conservata, forse meglio di tanti altri resti archeologici italiani. Viene allora da chiedersi se si è trattata di sfortuna se la Domus dei gladiatori ha ceduto al passare dei secoli, o di fortuna se ancora oggi millenarie strutture si reggono in piedi. Investire maggiormente nella conservazione del patrimonio artistico culturale é d'obbligo per le più svariate ragioni, inclusa quella economica, ma soprattutto per la stessa sopravvivenza della nostra civiltà. Come narra il celebre detto: finché c'è il Colosseo c'è Roma e finché c'é Roma c'é il mondo.

Angela Francesca D'Atri

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