Banche che saltano, banche che rischiano di saltare. E'
delirio sui mercati finanziari. La politica diventa sempre più economia, la
crisi delle banche entra negli affari di Governo con il suo conflitto
d'interesse. Se sul finire del 2015 sono falliti quattro istituti bancari,
quanti rischiano di fallire oggi? La situazione non spaventa il Governo,
tremano invece come foglie i piccoli risparmiatori. Con l'inizio del nuovo
anno, le normative europee hanno chiarito che le banche in crisi devono
salvarsi da sole senza aiuto dello Stato e dunque senza alcun costo per i
contribuenti. Uno dei modi con cui farlo consiste nel salvataggio interno, il
cosiddetto “bail in”. In caso di fallimento della propria banca, quelli che
hanno investito i risparmi in azioni, in obbligazioni subordinate, in titoli di
debito non garantito saranno i primi a capitolare, seguiti dai correntisti
oltre i centomila euro. Il problema degli italiani non è solo di natura
politica e cioè se il Governo dovesse aprire o meno una crisi dopo il
fallimento di Banca Etruria per il cosiddetto conflitto d'interesse del
ministro Boschi, ma è soprattutto di tipo economico. Come tutelarsi ora nel
caso di fallimento di altre banche? Gli ansiosi avranno pensato di disinvestire
i propri risparmi, per salvare il salvabile, naturalmente molti continueranno
ad azzardare e scommettere ancora sulla solidità del proprio istituto. I
correntisti con conti di deposito superiore a 100mila euro possono tutelarsi
cointestando il conto magari con il proprio coniuge. Altra possibilità è quella
di mettere i soldi in cassette di sicurezza rinunciando agli interessi. Rimane
il mattone (con annesse tasse), e infine il vecchio materasso a rischio furto.
Ma il problema di fondo è che non sta di certo bene la nostra economia. Perché
le banche falliscono? Senz'altro è colpa della speculazione, ma non solo. C'è
il caso di tanti piccoli imprenditori e di tutti coloro che hanno chiesto un
prestito, un finanziamento e che non riescono più a restituire. Una situazione
di tossicità della cui soluzione si occuperà la famigerata bad bank. Solo il
nome fa paura. Una banca cattiva come potrà aiutare i poveri debitori? Ma
questa è un'altra storia! Tornando alle banche bisogna dire che pagano anche la
discesa del prezzo del petrolio. Gli sceicchi avevano investito in Italia, e
ora? Come la mettiamo la mettiamo è il piccolo risparmiatore che ci rimette in
una situazione di crisi, perché non diversifica come fanno i ricchi e che, come
nel caso del pensionato di Civitavecchia, finisce per pagare con la vita la sua
fiducia nel sistema. Naturalmente le cose stanno cambiando, le banche potranno
accorparsi, divenendo più solide, inoltre la bad bank contribuirà a far uscire
dall'affanno gli istituti oggi in bilico. Preme, però, sottolineare che se la
truffa si nasconde dietro l'angolo, molto spesso questa si alimenta non solo
della fiducia riposta nel funzionario, direttore, o promotore finanziario di turno,
ma è anche figlia dell'ignoranza. Si finisce per non sapere come vanno
effettivamente le cose. Non ci si informa a sufficienza. Rimaniamo abbindolati
da quello che si dice in tv, incantati da ministri che ignorando le loro stesse
riforme, incassano assenso dicendo quello che i cittadini vorrebbero sentirsi
dire, ma le cui parole spesso sono anni luce distanti dalle loro stesse
riforme. Il consiglio spassionato, a fronte dei più recenti dati che parlano
dell'ignoranza degli italiani, la percentuale si attesta al 18,5%, è quello di
leggere, d'informarsi, per farsi le proprie idee, ed essere meno superficiali.
Solo così potremo salvarci dalle false credenze e dalle grinfie di tutti coloro
che fanno i loro affari sulla pelle degli inconsapevoli, poveri e ignari
cittadini. Quando non ci uccidono con i bisturi spuntati della malasanità, ci
derubano. Possibile che queste cose facciano meno paura di un fucile giocatolo
in mano a un presunto terrorista?
Angela Francesca D'Atri (editoriale la Voce dei Castelli - febbraio 2016)
Nessun commento:
Posta un commento