Manca appena un mese al 5 ottobre, data scelta dal sindaco di Roma Ignazio Marino per le elezioni della città metropolitana. Forse solo in pochi si sono accorti che la Provincia di Roma non c'è più, o meglio c'è ma non si vede, e al suo posto sta per nascere una nuova realtà. A questo punto la domanda nasce spontanea: che fine faranno i Castelli Romani? Se è vero che qualche sindaco dei Castelli teme che il sindaco di Roma possa fare la parte del leone, è anche vero che Ignazio Marino dovrà dimostrare di avere abili doti di condottiero, considerati falchi, istrici, vipere e tritoni che albergano nel regno castellano. Per il momento, il problema principale che agita i sonni dei primi cittadini è quello di far quadrare i conti; nei comuni dove si è votato a maggio, i neo sindaci sembrano metterci tutto l'impegno nel cercare di mantenere il consenso guadagnato in campagna elettorale, sperando che nel fare ciò sia posto in primo piano la qualità della vita cittadina. Bisognerebbe pensarci in particolare in città come Ciampino dove l'inquinamento acustico ha raggiunto livelli preoccupanti. Necessita rendere accoglienti i nostri siti, preservandone la bellezza, qui dove nidifica il falco pellegrino, dove c'è la via dell'acqua e del vino, i nostri sindaci devono far sentire la loro voce per scongiurare pericoli ambientali come il fantasma del gassificatore di Albano che ogni tanto ritorna, o il mostro del lago di Albano che misteriosamente sta risucchiando le sue acque. La nascita della nuova città metropolitana potrebbe, dunque, essere salutata come il luogo dove i Castelli possono far sentire meglio la loro voce e far valere le istanze dei cittadini. Non vorremmo, al contrario, che il nuovo ente fosse solo una brutta copia di qualcosa di vecchio, un film già visto. Per gli sviluppi, non ci resta che attendere.
Angela Francesca D'Atri (Editoriale La Voce dei Castelli, settembre 2014)
domenica 7 settembre 2014
Storie di tutti i giorni
E' arrivato il bel tempo, è arrivata la vacanza meritata per
tutti coloro che hanno prodotto, lavorato duramente, per tutti coloro che un
posto da imprenditore o operaio ce l'hanno. Mentre per tutti quelli che
lavorano quotidianamente per cercare un impiego, è sempre vacanza o meglio non
lo è mai. I dati Istat ci mostrano cifre da capogiro sulla disoccupazione in
Italia, in primis giovanile. Così ai Castelli si continua ad emigrare. Come Simone,
un ragazzo di Velletri che lavora in Belgio che come tanti vorrebbe tornare a
vivere nell'antica terra dei Volsci. Con tanta amarezza mi racconta che in
Belgio un ragazzo a 28 anni può comprarsi una casa e mettere su famiglia, a 35
anni se vali hai un posto di responsabilità e un buon guadagno, i giovani hanno
più potere dei vecchi e se vai in bicicletta ti pagano. L'Italia invece agli
occhi dei giovani laureati appare una terra di raccomandati, la pensa così una
giovane avvocato milanese venuta nella capitale a fare il concorso per
magistrato. I posti, mi scrive solo per sfogarsi un po', sono già tutti
assegnati. Ma c'è chi in Italia ha cominciato a non arrendersi, questione di
carattere, perché dovremmo lasciare il nostro Paese nelle mani di chi è incapace
di amministrarla e di portarla al pari delle altre nazioni europee? Lo sa bene
un nostro collaboratore della Voce dei Castelli. Perso il posto per colpa della
spending review, lui che ama scrivere e lo fa pure bene, si è rimboccato le
maniche e insieme a tre cugini ha ripreso a fare il duro lavoro del nonno giù
al lago di Castelgandolfo. Ara il campo al mattino e a sera raccoglie ottimi
frutti della terra castellana. Ora sogna, e quando me lo dice gli brillano gli
occhi, di farci un agriturismo e un bed and breakfast; vuole lavorare puntando
sul turismo. Lavoro in Italia ce ne sarebbe pure troppo, visto le risorse che
abbiamo, gli ottomila chilometri di costa, le opere artistiche ed
architettoniche e la storia. Servono sicuramente politiche ad hoc e banche più
propense ai prestiti per i giovani, ma serve soprattutto la voglia di fare, di
saper cogliere le occasioni, di ricominciare se si è perso il lavoro. Occorre
reinventarsi. Oggi, non possiamo fare più come i nostri padri e i nostri nonni
che per tutta la vita hanno fatto un lavoro e solo quello, non possiamo anelare
al posto fisso, dobbiamo invece essere pronti a cogliere nuove opportunità,
senza smettere di essere ambiziosi. Come il mio carrozziere che, dopo tanti
anni di duro lavoro con le automobili, può coronare finalmente il sogno di
produrre un film e fare l'attore. Chi attribuisce alla crisi, dice Eistein, i
suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai
problemi che alle soluzioni.
Angela Francesca D'Atri (Editoriale La Voce dei Castelli - luglio 2014)
Iscriviti a:
Post (Atom)