giovedì 1 dicembre 2011
L'Italia che verrà
Ci aspettiamo molto dal governo Monti.
Ci aspettiamo quello che nei decenni scorsi nessuna classe politica ha mai fatto o pensato di fare per il nostro Paese. Negli ultimi mesi, peraltro, abbiamo assistito a troppi eccessi di polemica. Si sa, la democrazia alimenta il dibattito con il suo naturale sbocco nei talk show, sui giornali, sui blog, con il risultato di un popolo stremato, adirato oltre modo contro l'élite per eccellenza, la cosiddetta casta politica. Dunque, dal governo Monti ci aspettiamo anche una svolta morale. Perché è di morale che stiamo parlando se vogliamo cambiare questo stato di cose. Ci aspettiamo poi posti di lavoro, solidità della moneta, vendita dei nostri titoli di stato, e dulcis in fundo lo scongiuro del default. E poi ancora giustizia, equità, lotta alla mafia.
Ci si aspetta un'Italia del merito contro le raccomandazioni. Come a dire che ci si aspetta la rivoluzione del sistema senza che mai ci sia stata una rivoluzione. Si aspettano cose mai viste per un governo nato con lo scopo di tranquillizzare i mercati e già soprannominato da taluni come il governo delle tasse, già sotto attacco perché non ha voluto affossare la legge su Roma capitale negando alla città eterna quello status ambito per ben 30 anni.
Da Monti ci si aspetta, infine, la stabilità governativa, perché è solo questa che nell'imminente ci può salvare dalla speculazione finanziaria, prima che l'Eurozona si salvi da sola realizzando quell'unione politica sognata dai grandi padri dell'Europa. Favole? Semmai, visto il periodo, meglio affidarsi a Babbo Natale. Abbiamo sempre dalla nostra la cara letterina.
Angela Francesca D'Atri
giovedì 17 novembre 2011
La grande storia della diversità umana
Conosci te stesso... alla scoperta di Homo Sapiens
Duecentomila anni fa in una piccola valle dell'odierna Etiopia nasceva Homo Sapiens. Da qui ebbe inizio il viaggio che, nei secoli, lo ha portato a colonizzare il pianeta e a essere quello che oggi siamo. Sopravvissuto ai molti cambiamenti, testimone della grande diversità umana, Homo Sapiens è l'unico superstite di ben quattro specie umane che hanno popolato la Terra fino a 40 mila anni fa.
Se la vera saggezza, come sosteneva il filosofo greco Socrate, é racchiusa nel monito “Conosci te stesso”, per capire chi siamo dobbiamo conoscere la nostra storia, conoscere da dove veniamo, forse anche per comprendere dove stiamo andando. In questa direzione, può essere utile una visita alla mostra sulla grande storia della diversità umana allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma, inaugurata lo scorso 10 novembre e aperta fino al 12 febbraio 2012. Qui si possono ammirare tesori unici, reperti in arrivo da 56 musei e istituzioni di tutto il mondo, un vero e proprio orgoglio nazionale.
Attraverso il sentiero percorso da Homo Sapiens è possibile apprendere che dove oggi si consumano conflitti sanguinosi un tempo regnava la pace. Arabi ed ebrei che convivono in Palestina sono i figli di una stessa storia. Afghanistan, Caucaso e Iraq travagliati da acerbi conflitti in epoca antica erano strade di passaggio, luogo di scambi e dove avvennero le ibridazioni più importanti della specie umana. Così apprendiamo che l'uomo è uno solo e che le razze non esistono. Esiste invece il colore diverso della pelle come difetto del clima, come difesa dai raggi solari. Noi siamo diventati bianchi. Dunque unità biologica ma nel contempo straordinaria diversità culturale della specie umana.
“Si tratta della prima mostra, come sostiene il prof. Telmo Pievani, “mai realizzata al mondo che descriva lo scenario maestoso dell'evoluzione umana per come è emerso recentemente dal connubio di dati genetici, antropologici e linguistici”. Come a dire che su questa Terra siamo una grande famiglia che si è diffusa ovunque differenziandosi. In mostra tra australopitechi, neandertaliani e sapiens moderni, si possono seguire le tracce delle grandi migrazioni che hanno disegnato la mappa odierna delle diversità etniche e culturali. E' possibile ammirare rarità e curiosità come la piccola tavoletta del 1700 a.c dove si nota un'operazione matematica risolta con il teorema pitagorico ben dodici secoli prima che Pitagora nascesse. E poi ancora utensili, fossili, modelli, manufatti, ricostruzioni, video e immagini.
Colpiscono gli elefanti “nani”, presenti un tempo in Sicilia, con una fessura sulla fronte come un grande occhio da cui probabilmente nasce il mito di Polifemo. Immersi in questa atmosfera antica, ad un certo punto non possiamo non interrogarci sul perché siamo l'unica specie umana che popola la Terra quando fino a poche migliaia di anni fa ne esistevano almeno quattro. Forse la risposta é nella giusta chiave di lettura di una comunicazione emotiva, drammatica ma soprattutto innovatrice nel campo dell'informazione scientifica che si è voluta utilizzare nell'allestimento di questa straordinaria mostra sull' Homo Sapiens.
Angela Francesca D'Atri
mercoledì 26 ottobre 2011
Gli alieni siamo noi!!!
Il mondo sta cambiando e lo sta facendo velocemente, al punto che sembra di vivere dentro un film di fantascienza. Si scoprono i neutrini più veloci della luce che potrebbero farci viaggiare nel tempo, mentre nel New Messico s’inaugura il primo spazioporto commerciale che porterà i turisti al di fuori dell'orbita terrestre. Finisce un'epoca, termina il calendario dei Maya tra meno di un mese, si conclude una fase storica per l'Europa. Cadono ad uno ad uno i tiranni del mondo. Se ne va il colonnello Gheddafi, un tempo capace di far tremare l'Italia con la sua vera o presunta minaccia missilistica. Nasce e si sviluppa il potere del web e delle masse silenziose destinate a rivoluzionare la storia. Il futuro ce lo hanno in qualche modo anticipato i vecchi film sugli alieni. Un brivido percorre la schiena a pensare che quegli alieni oggi siamo noi, persi dietro al “one to one” di un computer dove facciamo cose miracolose diventate ormai normali per tutti.
Il futuro, però, lo immaginavamo in pieno regime di benessere, mentre i sintomi della futura povertà li avvertiamo ogni giorno che passa. Fa davvero paura la situazione greca, soprattutto perché potrebbe toccare presto anche a noi. Basta scendere per strada, camminare tra la gente e avvertire la preoccupazione, il disagio di tanti ormai senza lavoro, senza casa, con i giovani che non hanno più voglia di crescere, né di rischiare un mutuo o di chiedere un prestito. La demotivazione può prendere le forme della violenza come abbiamo visto nei fatti ingiustificabili di Roma. Crescono le rapine e i furti, aumenta il numero di coloro che non hanno la possibilità neanche di consumare un pasto decente al giorno e che, sempre più spesso, si rivolgono alle mense della Caritas.
Tutto questo è ascrivibile unicamente all'incapacità della politica di porre freno alla crisi, o è il sistema dell'euro che non riusciamo più a reggere? Del resto, pensare ad una moneta unica, ancor prima di essere uniti in questioni come la difesa comune o la concertazione strategica su temi fondamentali, è il peccato che pagheranno i “piccoli”, in un paese come il nostro dove il cattivo costume e il clientelismo legato alle lobby impediscono la crescita economica e affossano l'ingegno di tanti giovani ormai costretti all'espatrio.
Angela Francesca D'Atri
mercoledì 5 ottobre 2011
Autunno, ai Castelli Romani è tempo di sagre...
Fontane che danno vino, magari doc come il “Marino”. E poi castagne e ciambelle al mosto. L'autunno ai Castelli ha il sapore delle sagre. In questo periodo, ce ne sono per tutti i gusti e per i buongustai. Ma tra tutte la regina è la sagra dell'uva di Marino, una delle feste più antiche d’Europa che attira visitatori di ogni sorta. L'amministrazione Palozzi decide di investirci ogni anno un budget di tutto rispetto, giustificato dal fatto che tutto sommato è ben speso se serve a far conoscere la bellezza dei nostri posti e a rilanciare la città. Questione di marketing certo, ma anche dispensatrice di polemiche. Ecco perché, quest'anno, il Primo Cittadino marinese ha deciso di risparmiare il 30% delle risorse senza però intaccare, a suo dire, la qualità della festa. Magari per non fare torto al poeta e drammaturgo, tal Leone Ciprelli, che diede vita alla tradizione! Protagonista della sagra è certamente il vino, ma a coinvolgere la gente è senza meno lo spettacolo. Hanno fatto cassa di risonanza i nomi di Mario Biondi e Max Giusti. Per non tacere dei figuranti vip del tradizionale corteo storico. Ad interpretare Marcantonio Colonna il ballerino attore di Ballando con le stelle, Raimondo Todaro. A indossare i panni della principessa Felice Orsini, consorte di Marcantonio, l'attrice e ballerina Sara Santostasi. Marino sa dunque come fare parlare di sé. Il detto popolare del resto la dice lunga, bene o male pur che se ne parli...l'importante è che se ne dica. Cento quintali d’uva e 10mila litri di vino non potrebbero da soli agevolare un'operazione di marketing volta a creare indotti economici non solo a Marino, ma in tutta l'area dei Castelli. Ben venga tutto questo se possa servire anche a promuovere l'eccellenza dei nostri vitigni in un mercato altamente concorrenziale. Dopo la sagra, rimangono le fraschette dove poter gustare un buon bicchiere di vino al giorno che fa bene alla salute e tira su il morale.
Angela Francesca D'Atri
(pubblicato su La Voce dei Castelli, ottobre 2011)
sabato 17 settembre 2011
Ben Hur live, battaglie dal vivo con fuoco vivo
L'Impero Romano e la Galilea ai tempi della nascita di Cristo rivivranno a Roma nello spettacolo evento di quest'autunno: Ben Hur Live, tratto dal romanzo “Ben Hur” di Lew. Wallace.
Dal 29 settembre a fine novembre sarà a Roma il Kolossal che ha raggiunto 40 mila spettatori a Londra, quasi 100 mila ad Amburgo, Monaco, Stoccarda e Zurigo in 8 settimane. Ad offrire l'arena la Fiera di Roma con ben 2000mq di spazio dove si consumerà una battaglia navale, lotteranno gladiatori e si potrà assistere alla corsa di 4 quadrighe trainate da 40 cavalli.
Uno spettacolo emozionante di cui si è dato un primo assaggio alla stampa. La scenografia é imponente, gli effetti speciali sono elettrizzanti, “rock and roll” tanto per usare le parole del musicista Stewart Copeland (Police) che ha curato la colonna sonora. E poi fuoco, acqua, vento, polvere che renderanno il pubblico parte integrante dello spettacolo.
“Questo è lo show più colossale che sia mai stato realizzato”. Ha esordito in conferenza stampa il produttore Rolf Deyle. “Ho avuto la visione di portare lo spettacolo a Roma perché qui nasce la cultura occidentale. E poi amo Roma e i romani”.
“Un film dal vivo – ha continuato il regista Philip Wm. McKinley – perché la gente si senta parte dello spettacolo. Il futuro dei teatri é quello di andare verso il pubblico,e noi faremo uno show per il pubblico con il pubblico. Ci saranno battaglie dal vivo con il fuoco vivo. E' uno spettacolo su ampia scala ed é meraviglioso farlo qui alla Fiera di Roma”.
La storia vive in 2 ore di Kolossal, alla cui realizzazione partecipano ben 300 persone tra cast e staff e più di 100 animali. Per la sua realizzazione é stato impiegato un team creativo di tutta eccezione. Il produttore é Rolf Deyhle, uno dei pionieri della commercializzazione dello sport, nel 1977 ha creato l'emblema della Fifa : “Il calcio cambia il mondo”. Inoltre, Rolf Deyhle produce film hollywoodiani di successo, “JFK-un caso anora aperto” tanto per citarne uno. La sceneggiatura porta la firma di Shaun Mckenna, autore tra l'altro insieme a Matthew Warchus della sceneggiatura e dei testi delle canzoni de “Il Signore degli Anelli”. La regia é di Philip Wm. Mckinley, la mente creativa del rock musical “Spider man: Turn Off the Dark”, al momento in scena a Broadway. La scenografia é realizzata da Mark Fisher e Ray Winkler. Gli attori sono Sebastian Thrun (“Judah Ben Hur), Jantien Euwe (“Esther”), Michael Knese (“Messala”), Marina Krauser (“Miriam”), Anton Grunbeck (“Quintus Arrius”), Annalies Boel (“tirzah”), Laszlo Rokas (“Ilderim”). Voce narrante di Ben Hur Live l'attore Luca Ward, già doppiatore del film “Il Gladiatore”.
Previsti 6 spettacoli a settimana. La capienza è di 2400 spettatori a show.
Info su www.benhurlive.com
Angela Francesca D'Atri
sabato 10 settembre 2011
11 settembre, la realtà distorta in 7 scatti
foto Laura Croce
Dieci anni fa, l’11 settembre, si sgretolavano in diretta tv sotto gli occhi attoniti ed increduli del mondo le Torri Gemelle. Per giorni la polvere, una nube grigia di cenere, ha offuscato la mente e la vista degli americani. Insieme alle Twin Towers crollava la certezza dell’invulnerabilità degli Usa. E poi cambiava il nostro sguardo sul mondo. Oggi, anche dopo la morte di Bin Laden, Al Qaeda fa paura e l’America teme il terrorismo mentre combatte con lo spettro di una crisi economica senza precedenti.
Tutto è cambiato. E come se la realtà si fosse deformata, distorta, così come la rappresentano i 7 scatti fotografici su Ground Zero di Laura Croce, in mostra alla Galleria Ashanti di Roma. Dopo aver scorto venature di pop art, viene da chiedersi cosa rimanga del sogno americano. Dall’alto delle Torri Gemelle ammiravi non solo l’intera New York City, quella che non vedi se sali sull’Empire. Lassù afferravi la vita scorrere veloce, s’imponeva l’orgoglio americano e rimanevi abbagliato dal giallo della miriade di taxi tutti in fila. E se per caso prendevi il ferry boat tornando da Staten Island, i tuoi occhi rapivano la più bella cartolina della Grande Mela, con le Twin Towers dominanti.
Ground Zero, quello che era il perno del mondo, oggi è avvolto in una rete metallica. Da quelle intricate maglie, Laura Croce sbircia e fotografa una bandiera a stelle e strisce. Certo rimane il patriottismo, ma il sogno americano si è appannato. L’artista scatta immagini di paesaggio urbano, taxi, cartelli stradali, macchine in corsa, quasi una pennellata impressionista, ma si avverte l’incertezza del futuro e la staticità della paura.
L’arte finisce sempre per farci riflettere sviscerando il vero senso delle cose, ma infine è la sua bellezza che colpisce per quello che in essa vediamo: i colori.
Angela Francesca D’Atri
martedì 6 settembre 2011
Stress da vacanza finita: ricominciare con una dose di sano ottimismo può aiutare
Ritornare alle proprie abitudini dopo un periodo di ferie non è affatto facile. Abituati a vivere in ampi spazi di libertà, all'aria aperta, in mare, come in campagna o in montagna, tornare a casa può provocare stress. Si rischia di annullare in un battibaleno gli effetti positivi del relax goduto. Fare tutto in fretta, sistemare casa, fare la spesa, pagare le bollette e chi più ne ha più ne metta, porta ansia, e la frenesia ci rimette nella condizione pre-vacanza. Allora che fare? Fermarsi, tirare un bel respiro può servire e poi a piccoli passi ricominciare con il lavoro o la ricerca di un nuovo impiego, con la scuola o l'università, con la cura della propria persona e dei propri figli, con la palestra, la dieta e quant'altro. Avere degli obiettivi può aiutare. Specialmente se la propria condizione di vita non è delle migliori, se cioè non ci piace quello che siamo, con chi viviamo o il lavoro che facciamo, se siamo stufi e stanchi di troppe cose, occorre pensare a nuovi progetti che con il tempo realizzeremo. Con decisione e determinazione bisogna insistere per un futuro più roseo. Questo, nonostante il periodo di depressione economica, il deterioramento della morale, il decadimento dei costumi, il vizio. Bisogna trovare il coraggio di cambiare nel proprio piccolo per cambiare le grandi cose di un mondo che i media raccontano andare letteralmente a rotoli. Una dose di sano e vigoroso ottimismo può aiutare per ritornare al solito tran tran. Apriamo la vecchia valigia dei sogni e ricominciamo a viaggiare!
Angela Francesca D'Atri
venerdì 1 luglio 2011
Altro che scaricare cassette... da qui i giovani se ne vanno tutti!!!
I giovani sognano di lasciare l'Italia e molti di loro lo hanno già fatto. Sono, infatti, ben 4 milioni gli italiani che hanno lasciato il Belpaese, solo 90mila nel corso dell' ultimo anno. A spingerli all'espatrio, l'insoddisfazione da precarietà lavorativa e la mancanza di senso civico.
La fotografia l'ha recentemente scattata il VI rapporto della Fondazione Migrantes, ma la realtà è purtroppo sotto gli occhi di tutti. “Non te ne accorgi ma da qui se ne vanno tutti” canta un arrabbiatissimo Caparezza, che ben interpreta i sentimenti dei giovani precari (fino a 34 anni), i quali esasperati vanno via, verso il nord Europa o in paesi ambiti come Francia, Stati Uniti, Spagna e Inghilterra. La situazione non cambia o addirittura peggiora quando sono proprio i nostri Ministri a non capire per primi la gravità della povertà che sta colpendo il nostro paese.
Una miseria intellettuale che fa vergognare di essere italiani. C'è gente che occupa gli alti vertici della classe politica che crede di risolvere il problema della disoccupazione invitando chi non ha lavoro a recarsi a scaricare cassette ai mercati generali. Questi leader forse non si rendono neanche conto che stanno incitando al lavoro nero, quello stesso che a parole combattono, invitano ad andare ad occupare posti che fanno gola al mercato del lavoro clandestino, per un guadagno minimo di 20-30 euro al giorno.
Così gli italiani tornano a confermarsi paese di migranti, cervelli in fuga mai stati abituati a scaricare cassette, perché se è questo che dovevamo fare, avrebbero dovuto dircelo almeno 20-30 anni fa, evitando ad una generazione, o forse due, di lavorare sodo, di risparmiare per garantire un futuro migliore ai figli. Oggi non sono solo i giovani a soffrire, ma sono tutti: quelli onesti che non hanno sposato “il figlio o la figlia di Berlusconi”, quelli che non sono ancora capaci di rubare, di raggirare, che preferiscono arrangiarsi e che poi ad un certo punto fanno la valigia. L’Italia sarà presto in mano agli stranieri che spinti dal bisogno hanno meno pretese, che sudano e lavorano sodo per portare a casa a volte pochi spiccioli giusto per la sopravvivenza e che coraggiosamente fanno figli a volte incuranti della precarietà.
Noi non sognavamo di entrare in “Eurolandia“, ci hanno detto che sarebbe costatato sacrifici, adesso addirittura si è alzato il tiro. Così, non c'è più scelta. Per conservare la propria dignità occorre cercare fortuna all'estero, piuttosto che piegare la schiena alle sferze di un lavoro nero che, francamente, fa solo gli interessi dello sfruttatore di turno, compreso un Governo incapace di mettere freno alla povertà che sta entrando nelle nostre menti di italiani, ancor prima che nelle nostre case.
Angela Francesca D'Atri
mercoledì 1 giugno 2011
Nucleare: possiamo ancora scegliere noi!!!!
Non cadiamo nella tentazione di non andare a votare al referendum del 12 e 13 giugno, con la scusa banale che siamo stanchi o annoiati dopo le elezioni con annessi ballottaggi di maggio. Una tentazione che complice la bella stagione ci farebbe preferire il mare, o peggio decidere di non andare a votare perché il referendum è di questa o quella parte politica. La scusa non regge. Non reggono neanche le argomentazioni fuorvianti di quelli che vorrebbero l'abolizione di questo istituto di democrazia diretta tanto mal visto nei palazzi del potere. Il referendum è uno strumento che permette ai cittadini di dire la propria, rinunciarvi è come negarsi un diritto, un diritto per cui in alcune parti del mondo ancora si muore. Pensiamo per un attimo a come lotteremmo se ci dicessero che domani quattro politici di turno potrebbero assumersi l'onere d'impiantare proprio vicino casa nostra un'imponente centrale nucleare, senza consultarci prima. Adesso qualcuno, non importa chi ha lanciato il dado se di destra o di sinistra, sta chiedendo la nostra opinione. Alcuni di voi sicuramente pensano che il nucleare sia il male minore, e c'è chi sussurra che a Tokyo si è esagerato con la disinformazione tanto per fare il gioco di chi guadagna in borsa, ma scommetto che siete in pochi. Invece, quanti di noi vorrebbero svegliarsi al mattino e spalancare la finestra su una bella centrale nucleare? Esistono anche altre fonti energetiche, andiamo a votare, possiamo ancora scegliere noi.
Angela Francesca D'Atri
Angela Francesca D'Atri
mercoledì 4 maggio 2011
“Se mi sbaglio mi corrigerete”... Beato Giovanni Paolo II!
Giovanni Paolo II il Papa polacco rimasto nel cuore degli italiani, il Santo che ha illuminato il sentiero dei cattolici nel mondo sarà presto riconosciuto tale dalla Chiesa. La vita di Karol Wojtyla è variegata, piena di sofferenze e di gioia. Un papa che ha amato e vissuto da uomo ma che infondeva serenità e pace come solo i Santi sanno fare. Non è infatti una sentenza della Chiesa terrena che può decidere della santità. Chi ha avuto la fortuna d'incontrarlo e di ricevere la sua benedizione, sa nel suo cuore che Giovanni paolo II santo lo era già in vita, e miracolato può dirsi chi lo ha guardato negli occhi o gli ha stretto la mano. Fino all'ultimo respiro, Wojtyla ha portato sulle spalle il fardello della croce, dopo aver conosciuto in gioventù gli orrori della guerra e della Shoah, la dittatura nazista e quella comunista. La sua beatificazione arriva dopo appena sei anni dalla morte, dopo scrupolosi accertamenti durante il processo canonico. Sono stati esaminati una miriade di documenti, ascoltati numerosi testimoni. Sono 251 gli episodi contenuti nel fascicolo di Karol Wojtyla che sono stati accuratamente vagliati, tra essi vi é la storia di un bambino guarito da un tumore ai reni e la vicenda di una donna che si risveglia dopo che è stata dichiarata morta. Nel nostro ricordo rimarrà come il Papa sportivo, il prete operaio, anticonformista, l'uomo di chiesa in trincea, instancabile. I romani, in particolare, non dimenticheranno quel “Damose da fa' e volemose bbene”. Abile comunicatore, Karol Wojtyla improvvisò già dalla sua prima uscita sulla loggia di piazza San Pietro un discorso in italiano, con quella frase ormai divenuta celebre: “Se mi sbaglio mi corrigerete”. Il popolo esultò, era il 16 ottobre del 1978. Da allora e per 27 anni ci ha accompagnato il suo sorriso gioioso che sapeva infondere sicurezza e forza. I Santi sono sempre tra noi, la loro opera non svanisce con la morte. Non servono parole è sufficiente la fede.
Angela Francesca D'Atri
lunedì 4 aprile 2011
Nucleare sì, nucleare no... la terra dei cachi!
La nube di Fukushima ha fatto il giro del mondo generando in Italia una psicosi generale con una pericolosa quanto inutile rincorsa ai farmaci. Del resto, il ricordo di Chernobyl è vivo in quanti hanno vissuto gli anni '80: il non poter bere il latte e mangiare verdura, con l'incubo del tumore alla tiroide. Nel 1987, un anno dopo Chernobyl, in Italia si votò un referendum contro il nucleare in cui si raggiunse stranamente il quorum, si sa il referendum è un istituto che agli italiani piace poco, ma ancor meno piace il nucleare. Tuttavia, i venti di quanti lo sostengono hanno continuato a soffiare. Tanto che l'anno scorso è partita una raccolta di firme per la richiesta di un nuovo referendum contro il nucleare e tra pochi mesi si voterà. I fautori del nucleare avevano già fatto i loro piani, sperando nel fuggi fuggi degli italiani nel disertare le urne, pronti a preferire il solito mare. Ma questa volta, almeno stando ai sondaggi delle ultime settimane, che evidenziano soprattutto dopo gli avvenimenti giapponesi una posizione degli italiani decisamente contraria, il referendum non sarà colpito al quorum. E non fanno cambiare idea neanche le tesi di quanti sostengono che il nucleare farebbe salire il Pil dell'Italia, il ministro Tremonti in primis, o le tanto declamate affermazioni di coloro che sottolineano che gli effetti nocivi di eventuali danni alle centrali nei paesi confinanti e non (vedi Chernobyl), si farebbero sentire anche da noi. La verità è che nessuno vorrebbe avere nelle vicinanze di casa propria una centrale. Dal canto suo, la governatrice del Lazio, Renata Polverini, ha reso noto la sua posizione, il nucleare non era previsto nel suo programma elettorale e si dice contraria alla possibilità di ubicare centrali sul territorio regionale. Il terreno, in questo frangente, è troppo caldo, anzi infuocato, tanto da far fare un passo indietro allo stesso Governo che, nel suo decreto per le disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, ha previsto la realizzazione nel territorio nazionale di impianti nucleari di terza generazione. Dopo una pausa di riflessione, è stata approvata infatti una moratoria di un anno per l'individuazione dei siti e l'attivazione delle procedure per la costruzione delle centrali nucleari.
Il nocciolo della questione è però un altro. Sarà proprio vero che il nucleare è indispensabile e che non esistano altre fonti energetiche di cui possiamo beneficiare e su cui costruire la ricchezza della nostra nazione? Quello che i sondaggi evidenziano è che il 90% degli italiani preferirebbe investire nelle energie rinnovabili piuttosto che nel nucleare (Osservatorio Giornalistico Mediawatch), mentre l'83% degli intervistati è contrario al lodo Romani, che toglie i contribuiti alle energie alternative anche retroattivamente.
Nel frattempo, mentre in Italia si decide “nucleare sì, nucleare no”, gli scozzesi, un popolo che medita sul valore economico delle cose, si sono fatti due conti e hanno pensato che una centrale che sfrutta le maree potrebbe prendere benissimo il posto delle nucleari di Hunterston e di Torness, prossime alla chiusura rispettivamente nel 2016 e 2023. Tornando a noi, e maree a parte, ma ci sarà anche nella “terra dei cachi”, tanto per rubare una battuta ad una nota band, una possibilità alternativa al nucleare?
Angela Francesca D'Atri
giovedì 24 marzo 2011
Pablo & Pedro in Improvvisamente
Ridere sì ma soprattutto partecipare. Chiave di volta di “Improvvisamente”, il nuovo spettacolo di Nico di Renzo e Fabrizio Nardi in arte Pablo e Pedro, è l'interazione con il pubblico. Improvvisamente, a richiesta, partono applausi, fischi, standing ovation, risate e persino pianti (perché le lacrime fanno audience). Escamotage per non far addormentare il pubblico? Neanche per sogno. Come si potrebbe sonnecchiare davanti alla comicità esilarante di questo duo che nella sua eterogeneità è ben riuscito. Gag, sketch e battute a go go, con la divertente interpretazione di personaggi storici come Giuseppe Garibaldi e re Umberto, o di super eroi come Superman che hanno fatto la storia della tv, fino ad arrivare a Dio sceso sulla terra, non permetterebbero il sonno neanche al più matusalemme della sala. Uno spettacolo che “per 20 euro, 10 euro l'ora, meno del prezzo di una badante” (dicono loro), concede finanche il bis con l'interpretazione di personaggi a scelta del pubblico. Se lo spettacolo vi è piaciuto, concludono i comici, ditelo in giro. A noi è piaciuto. Ridere fa bene e Pablo e Pedro vi garantiscono due ore di comicità al teatro Ghione di Roma, fino al 3 aprile.
Francesca D'Atri
sabato 12 marzo 2011
Montanelli e i Meticci di Ghinda
Girovagando su internet ho trovato questa mia lettera scritta ad Indro Montanelli 12 anni fa
LA STANZA Di Montanelli - pg 41 Corriere della Sera 15 aprile 1999
IN UN REGIME TOTALITARIO Il LAVORO DI GIORNALISTA
Sto ultimando le ricerche per la tesi di laurea "La campagna razziale al Corriere della Sera (1937 - 1938)". All' inizio di questo lavoro speravo di trovare quel piccolo spunto che mi avrebbe permesso di sostenere che il Corriere, nonostante le "veline" del ministero della Cultura Popolare, avesse manifestato un dissenso sommerso, o meglio un antisemitismo di mera facciata per evitare il sequestro. Invece fu antisemita e fece il gioco di Mussolini. Il Corriere non pote' sottrarsi al disegno mussoliniano di far sorgere dal nulla l' antisemitismo e instillarlo negli animi degli italiani per poi giustificare un' azione legislativa contro l' ebreo, colpevole solo di essere ebreo. Avrebbe potuto il singolo giornalista rifiutare di rendersi protagonista di una simile campagna? Qual era il clima al Corriere? Quali le pretese del direttore? Ho trovato un suo articolo firmato, pubblicato il 15 novembre 1938, dal titolo "Meticci di Ghinda", dove alcuni riferimenti antisemiti mal si conciliano con il suo attuale pensiero antirazzista e di apertura nei confronti del mondo ebraico. Sarebbe molto importante ai fini della mia tesi un suo intervento chiarificatore.
Angela Francesca D' Atri, Roma
* Quanti anni ha lei? E' mai vissuta in un regime totalitario? Dalle domande che mi rivolge, ne dubito. Quanto ai miei "Meticci di Ghinda", non ne ricordo il contenuto. Ma escludo che avesse dei riferimenti antisemiti. E se li aveva, vi erano stati certamente aggiunti in redazione, come spesso succedeva.
Indro Montanelli
(15 aprile 1999- Corriere della Sera - La Stanza, pagina 41)
martedì 1 marzo 2011
A maggio si vota in 5 comuni dei Castelli Romani: al via il restyling e non solo
Elezioni comunali in vista per 5 Comuni dei Castelli Romani. Si vota domenica 15 maggio e lunedì 16. Urne aperte a Ciampino, Marino, Ariccia, Genzano, Rocca di Papa. Di questi, ben 4 comuni sono amministrati dal centro sinistra, solo Marino è guidato dal centro destra. I comuni citati contano una popolazione superiore a 15.000 abitanti, pertanto il sistema elettorale prevede il doppio turno con ballottaggi nel caso non si abbia un candidato con il 51% dei voti espressi al primo turno. Ad Ariccia, é ormai sicura la ricandidatura del sindaco uscente Emilio Cianfanelli (centro sinistra), a Marino non cede il passo il sindaco Adriano Palozzi (centro destra), che se la vedrà con il consigliere provinciale Ugo Onorati (centro sinistra), con Marco Rapo (Azione cittadina) e la società civile di Adolfo Tammaro. Mentre a Rocca di Papa, attualmente guidata da Pasquale Boccia (centro sinistra), si prevede una discesa in campo dell'ex vicesindaco Maurizio De Santis. A Genzano, il centro destra si prepara per le elezioni di maggio con l'intenzione di contrapporre una coalizione compatta e rinnovata al centro sinistra, che al momento amministra Genzano con l'attuale sindaco Enzo Ercolani. A Ciampino, lascia la poltrona dopo due mandati, Walter Enrico Perandini (centro sinistra); concorrerà Simone Lupi, dopo aver vinto lo scorso gennaio le primarie del centro sinistra; per il centro destra, si presenterà Anna Rita Contestabile e per l'Ivd, Elio Santoro.
Intanto, mentre le varie coalizioni preparano le candidature, le amministrazioni uscenti hanno già cominciato quello che in sintesi possiamo definire il restyling dell'ultima ora. Vuoi per lasciare un'immagine positiva del proprio operato, vuoi per rimediare a quelle lacune che 5 anni di amministrazione non sono bastate a colmare. Ed in questo, non c'è amministrazione che si distingua. Il make up, quando non si tratti di vero e proprio lifting, è proprio bipartisan! Nella Marino di Adriano Palozzi è caccia all'ultima buca per risparmiare a ciclisti ed automobilisti quella parolina di troppo che li accompagnerebbe fin dentro l'urna elettorale. Ad Ariccia, Cianfanelli prova ad addolcire i residenti, fin troppo disturbati negli anni passati dallo schiamazzo delle fraschette, con parcheggi gratuiti dell'ultima ora. E' infatti notizia del 7 febbraio che i residenti del centro storico potranno parcheggiare gratis nel parcheggio Fontana. E' in previsione inoltre un restyling totale di tutto il centro cittadino. E se parliamo di new look, anche Rocca di Papa non è da meno. Lo scorso 16 febbraio, il sindaco Boccia ha annunciato rotatorie su via dei Laghi, opere pubbliche e nuova illuminazione per consentire una maggiore fluidità della viabilità e snellire il traffico nei punti di accesso principali di Rocca di Papa, facilitando inoltre l’ingresso ai ristoranti e alla casa di cura della zona. Ci chiediamo, basteranno 2 mesi? A Genzano, invece, si preannunciano lottizzazioni per un maggiore sviluppo della cittadina. Fin qui tutto possibile. Del resto le amministrazioni al governo hanno aspettato gli ultimi mesi per tirare fuori le loro carte vincenti. A far sognare i cittadini ci pensano del resto i nuovi pretendenti al potere. A Ciampino, a preoccupare è proprio il sonno della cittadinanza e dunque la candidata del centro destra, Anna Rita Contestabile, appoggiata dalla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, fa sapere di essere a favore della chiusura del rumorosissimo aeroporto entro la fine dell'anno, è notizia del 20 febbraio. A Marino, il candidato di centrosinistra, Ugo Onorati, in un convegno, lo scorso 10 febbraio, supportato dall'assessore provinciale ai Trasporti Amalia Colaceci, porta nuovamente alla ribalta il vecchio tema dei cattivi trasporti ferroviari ai Castelli, parlando della necessità di maggiore sinergia tra le istituzioni, di parcheggi di scambio, di allungamento di banchine e naturalmente di hotspot per il wi-fi, magari per ingannare l'attesa. Ma dove i sogni sono realmente sogni è laddove si pensa di ottenere consensi con la cultura e con l'idea che lo sviluppo dei Castelli Romani possa coniugarsi con il rilancio del turismo. A Genzano, è il giovane Alessio Colacchi di Sinistra e Libertà che rilancia l'idea contro le preannunciate lottizzazioni. Chi vincerà? Noi un'idea l’avremmo, ma siamo bipartisan e non vorremmo influenzare il lettore. Naturalmente che vinca il migliore.
Angela Francesca D'Atri
mercoledì 23 febbraio 2011
San Galgano e la spada nella roccia
La spada nella roccia esiste davvero, conficcata in un masso roccioso nel centro della Rotonda o Eremo di Montesiepe in Toscana, protetta da una teca a seguito dei diversi tentativi di estrazione che ne hanno causato la rottura all'altezza dell'elsa. Sono stati i risultati delle indagini di alcuni ricercatori delle Università di Pavia, Milano, Padova e Siena a stabilire che l'elsa appartiene a una intera spada realmente conficcata nella roccia. Si narra che nel 1180 il cavaliere Galgano Guidotti abbia infisso la spada nel momento in cui rinunciò agli agi della vita di nobile che aveva condotto fino a quel momento. Questo tra i tanti miracoli del Santo é l'unico conosciuto, anche perché a distanza di oltre 800 anni è ancora visibile. Tutto ebbe inizio nella Toscana medievale di Chiusdino, paesino poco lontano da Siena. Qui, nel 1148, nasce Galgano Guidotti. Il giovane é ben presto attratto dalla cavalleria. Dopo una prima visione di San Michele, decide di diventare cavaliere. Segue un periodo della sua vita caratterizzato da un comportamento dissoluto che porterà dispiaceri ai suoi genitori che avevano tanto atteso la sua nascita, al punto da recarsi in pellegrinaggio alla Basilica di San Michele sul Monte Gargano, in Puglia. Il destino però volle che Galgano, dopo una seconda visione di San Michele, cambiasse risolutamente il corso della sua vita che da quel momento dedicò a Dio e all'eremitaggio. La spada conficcata nella roccia si erge come una croce ed lì che Galgano prega. Il cavaliere muore di stenti nel 1181. Dopo poco tempo, Papa Urbano III lo proclama Santo. Di lui oggi non rimane che il teschio, conservato nella chiesa di Chiusdino. Si racconta che da esso crescessero capelli biondi, tanto da nominare San Galgano protettore dei calvi. L'intero corpo non è mai stato rinvenuto, anche se alcune fonti indicano come luogo di sepoltura l' Eremo di Montesiepi che fu costruito sopra l'antica capanna dove San Galgano visse l'ultimo periodo della sua vita. Le assonanze con le vicende di Re Artu', i cavalieri della tavola rotonda e la ricerca del Graal sono numerose. Se ci si lascia affascinare dalla leggenda, non si può non menzionare uno dei sogni fatti da Galgano, in cui egli incontrò Gesù e i dodici Apostoli seduti intorno ad una tavola rotonda e vide il Santo Graal. Forse sono solo coincidenze alimentate anche dalle suggestive ambientazioni medievali che fanno da sfondo alla storia di Galgano. Come ignorare che a poca distanza da quel colle su cui sorgeva la capanna del Santo, sono ancora visibili i resti di un'antica abbazia cistercense che già evoca nel pensiero famose leggende di cavalieri medievali, un luogo dove si respira un'atmosfera magica, a testimonianza di un tempo trascorso in cui si svolsero fatti eccezionali.
Angela Francesca D'Atri
lunedì 7 febbraio 2011
Al di là del romanticismo
Mentre in queste ore si delineano inquietanti retroscena che coinvolgono la vita privata di chi governa il nostro Paese, e tutti in nome della morale puntano gli indici contro chi si macchia di presunte nefandezze, viene da riflettere sul lato più puro e sano di un rapporto di coppia nato e vissuto nell'amore. Sarà perché febbraio è il mese di San Valentino, sarà perché c'è bisogno di riscoprire le cose più vere, di saper donare ancor prima che ricevere. Un giorno da dedicare all'amore sia non solo romanticismo ma momento di riflessione sulle cose che realmente fanno stare bene, al di là del denaro e di tutti quei flirt consumati senza sentimento. Un giorno per coloro che da single sanno lasciarsi il passato alle spalle e hanno il coraggio di provare a vivere una nuova storia con tutto il cuore. Gli innamorati non camminano più mano nella mano, non va di moda, ma sono belli e fragili da vedere persi in un tramonto, e se il loro amore sarà forte, li porterà lontano. Sembra banale, eppure é questo che regge il mondo. Non c'è potere o cumulo di soldi che sappia fare la felicità dell'uomo. Buon San Valentino, cari lettori.
Angela Francesca D'Atri
mercoledì 5 gennaio 2011
Smaltimento rifiuti: la matassa va sbrogliata
Comincia un altro anno e prosegue la corsa accelerata verso nuove tecnologie sempre più avanzate. I nostri televisori, i telefonini, i pc e via di seguito diventano vecchi in un batter d'occhio, mentre dobbiamo constatare la stasi in altri settori che caratterizzano il vivere quotidiano. Molte le matasse da sbrogliare. Pensiamo allo smaltimento dei rifiuti. L'orrore di Napoli è sotto gli occhi di tutti: cassonetti maleodoranti stracolmi di immondizia. Puerilmente ci verrebbe da dire: ah se facessero la raccolta differenziata! Invece... dopo l'orrore nasce in noi il terrore. E se anche il Lazio finisse per fare la fine della Campania? Le nostre discariche sono esaurite, la raccolta differenziata non decolla e non abbiamo impianti di termovalorizzazione a sufficienza. Questa per quanto brutale è la realtà. Qualcosa deve cambiare. Molto potremmo fare nel nostro piccolo per salvaguardare l'ambiente e la salute. Tanto per dirne una, potremmo fare la spesa adoperando una borsa riutilizzabile al posto del sacchetto di plastica. Si potrebbe diminuire a monte la quantità di rifiuti non comprando vettovaglie usa e getta. Ma sono soprattutto le industrie che devono limitare gli imballaggi. Importante è la raccolta differenziata, l'educazione e la sensibilizzazione al tema dei cittadini, ma spetta agli enti pubblici garantire che i rifiuti siano effettivamente riciclati. Solo con una politica realmente volta a differenziare i rifiuti si può dire basta ai gassificatori. Ad Albano i cittadini hanno vinto per il momento la loro battaglia, il Tar ha accolto il ricorso contro la costruzione dell'inceneritore a Roncigliano. Di contro, però, ci sono le ragioni di quelli che sostengono che per scongiurare l'emergenza nel Lazio servirebbero altri impianti. Quelli che nessuno vuole sotto casa. Eppure buttare direttamente la spazzatura nell'unico cassonetto risulta più comodo. Lo sanno bene coloro che vanno a caccia del “secchione”, magari nel paese limitrofo, pur di sottrarsi alla pratica noiosa di separare i rifiuti nella propria abitazione. Non è corretto. E' come lanciare il sasso e poi nascondere la mano.
Angela Francesca D'Atri
Angela Francesca D'Atri
In arrivo il Natale doc: buon baratto a tutti!
Per il tutto il 2010 la parola crisi è stata gettonatissima dai mass media e la tendenza sembra confermarsi, purtroppo, a Natale. Anche se, a quanto pare, la crisi non toccherà le nostre tavole nel giorno più sacro dell’anno. Intendiamoci, i soldi a disposizione sono limitati, ma saremo pronti a rinunciare a nuovi vestiti e ai viaggi piuttosto che al cibo. Infatti, stando allo studio dell’Adoc, l’Associazione a difesa dei consumatori, quest’anno a Natale, in particolare aumenterà l’acquisto (2%) dei prodotti gastronomici di qualità, quelli per capirci marchiati Dop, Doc, Docg ecc.
Pur di avere una tavola imbandita con ogni tipo di bene, il risparmio penalizzerà altri settori. In tempo di instabilità economica, si è portati a vivere maggiormente in casa, si riscoprono valori come quelli familiari sconfortati da un quadro internazionale che ci annuncia nuovi sacrifici.
A preoccupare è la situazione politica caratterizzata da profonde lacerazioni, in un momento in cui l’Europa è scossa da situazioni finanziare catastrofiche come quella della Grecia e dell’Irlanda. L’interrogativo è uno soltanto: l’Italia se la caverà? Intanto cambiano le abitudini, e a Natale la parola risparmio diventa più popolare della parola crisi. Si riscoprono il baratto e il riciclo. Si risparmia comprando su internet piuttosto che nei negozi tradizionali, sulle bancarelle dei mercatini invece che in un centro commerciale. Questo, mentre si assottiglia il budget da riservare ad ogni singolo regalo. Sempre secondo l’Adoc, la fascia di prezzo più gettonata per un singolo regalo si attesterà fra i 20 e i 40 euro. Nel dettaglio, il 29% degli italiani spenderà per un singolo regalo fino a 20 euro, il 37% fra i 20 e i 40 euro, il 23% fra i 40 e i 60 euro e solo il 12% si spingerà oltre, arrivando a spendere più di 60 euro. In base ai calcoli dell'associazione la spesa media sarà di circa 350 euro a famiglia, con un incremento percentuale rispetto all'anno passato del 4%. Risulterebbe pertanto invertito il trend negativo. Notizia certamente positiva ma pur sempre una magra consolazione. Non mi resta che augurarvi un buon Natale che sia dop e doc per tutti.
Angela Francesca D'Atri
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